– Nuove uscite –
Saggistica: La fine delle voglie di Mark Schatzker
Dal 4 ottobre in libreria e in e-book La fine delle voglie di Mark Schatzker.
Codice celebra il suo decimo compleanno, quest’anno.
Abbiamo preparato due sorprese speciali, per festeggiare: una lettera (bellissima, permetteteci) di Vittorio Bo ai lettori e una raccolta di ‘pillole’ che alcuni autori di Codice ci hanno regalato, rispondendo a due domande, per noi, per voi.
Buona lettura!
Le domande:
Che cosa ha rappresentato e rappresenta Codice per te?
Di quali altri libri di Codice (a parte il tuo) consiglieresti assolutamente la lettura?
Le risposte:
Nicla Vassallo, autrice di Filosofia delle conoscenze, Donna m’apparve e Piccolo trattato di epistemologia:
«Per un autore, l’editore rimane un punto di riferimento, complesso da scegliersi. Serietà e affidabilità (che traspaiono dal catalogo, ma non solo) non rappresentano gli unici criteri. Credo che ogni specifico volume abbia, in un certo qual senso, e debba trovare l’editore giusto. Ci sono tematiche, e tagli con cui trattarle, che possono interessare marginalmente un certo editore, mentre per un altro risultano arricchenti, e per un altro ancora centrali. Ma ci sono anche editori che stimolano gli autori, e altri che non lo fanno, alcuni che li “viziano”, e altri che li guardano dall’alto in basso. Ecco, in questi anni, Codice Edizioni mi ha offerto pregevoli stimoli, viziandomi al contempo. Viziandomi con la cura editoriale e offrendomi stimoli, poiché mi ha concesso di sviluppare idee che galleggiavano sicure nelle mia mente, o che avevo già espresso in modo iperspecialistico in articoli scientifici, ma che non ero ancora riuscita a tradurre in modo consono per un pubblico più ampio. Questo comporta la libertà e la possibilità di portare al pubblico “visioni” per molti versi innovative. Così è stato nel caso di Filosofia delle conoscenze, in cui ritengo importante aver mostrato le declinazioni della conoscenza: conoscenza estetica, conoscenza religiosa, conoscenza scientifica, conoscenza etica, conoscenze specifiche che si situano su diversi piani e che presentano problematiche tra loro differenti, sebbene tutte di base per la nostra umanità. E così è stato per Donna m’apparve, in cui si trattava di evidenziare sotto quante molteplici angolazioni si può riflettere sulle donne, senza pregiudizi o filosofie pre-confezionate: come ha scritto Lella Costa, in quarta di copertina, “se c’era un modo per smontare gli stereotipi del femminile senza uccidere il senso della differenza, Nicla Vassallo e le sue brillanti amiche filosofe l’hanno centrato in pieno”. Diversamente, invece, è stato nel caso di Piccolo trattato di epistemologia, ove, sempre in sintonia con l’editore, il proposito consisteva in quello di tirare le fila di una tradizione che individua nelle scienze soprattutto delle conoscenze, occupando però uno spazio vuoto, ovvero affrontando tematiche che venivano erroneamente eluse dai più. In poche parole, Codice Edizioni mi ha donato parecchio, e qui non vorrei dimenticare, tra i suoi doni importanti, quello di avermi concesso l’opportunità di “applicarmi” a più di un mio campo d’interesse: filosofia della conoscenza, gender studies, filosofia della scienza. Così come non vorrei dimenticare che Codice Edizioni mi ha donato (da lettrice, in questo caso) ottimi volumi di altri autori: uno su tutti, quello di Elisabeth A. Lloyd (Il caso dell’orgasmo femminile. Pregiudizio nella scienza dell’evoluzione) in cui biologia, filosofia della scienza, storia della scienza si intersecano tra loro, al fine di mostrare quanto “la storia della spiegazioni evolutive dell’orgasmo femminile è una storia piena di falsi, di un uso improprio dell’evidenza e di mancate ratifiche”. Mostrare i falsi, ponendosi l’obiettivo della ricerca della verità».
Amedeo Balbi, autore di Il buio oltre le stelle. L’esplorazione dei lati oscuri dell’universo:
«Ricordo molto bene quando vidi apparire in libreria i primi volumi di Codice. E la ragione per cui lo ricordo bene è che pensai: finalmente. Finalmente un editore che puntava decisamente sulla divulgazione scientifica. Era un’operazione insolita e coraggiosa, per un paese in cui la scienza ha sempre avuto un ruolo piuttosto marginale nel dibattito culturale.
Tra i primi titoli che catturarono la mia attenzione ci furono la biografia di Newton scritta da James Gleick, e Origini, di Donald Goldsmith e Neil deGrasse Tyson. E poi molti altri ancora: Fisica per i presidenti del futuro di Richard Muller, un libro che andrebbe reso lettura obbligatoria nelle scuole, per sperare di guarire la nostra società dalla malattia che Enrico Bellone ha diagnosticato nell’amaro La scienza negata. Fino alle uscite più recenti, come Uno strano silenzio, di Paul Davies, o il bellissimo Ai confini della realtà di Anil Ananthaswamy.
Insomma, dieci anni fa mi sembrò che Codice andasse a occupare uno spazio che era stato trascurato, e la cosa mi colpì e mi fece felice. Il fatto che Codice sia ancora qui, con un catalogo che è cresciuto e diventato sempre più ricco e interessante (ah, avessi il tempo di leggere tutti quei libri!), significa, credo, che siamo in parecchi a pensarla in questo modo».
Ferdinando Boero, autore di Economia senza natura:
«Codice è un punto di riferimento per tutti quelli che si interessano di evoluzione, e non solo in termini biologici. Evoluzione del sapere, delle tecnologie, delle visioni del mondo. Non c’è libro di Codice che non troverebbe posto nella mia libreria personale, e tanti in effetti ci sono. Uno dei miei preferiti è Il pensiero obliquo, di John Kay. L’ho regalato a mia figlia. Le ho detto: voglio regalarti un libro (se li è sempre scelti da sola, fin da piccola). E lei: sorprendimi! L’ho sorpresa. Credo che il mio libro di Codice non lo abbia letto. Ma questo sì. Ovviamente mi piace Nati per Credere, di Vallortigara, Pievani e Girotto. L’argomento mi interessa molto e nello stesso anno ho scritto anche io un libro sulla religione, ma non per Codice (sigh), ed è per questo che non si trova più. E poi mi piace il mattone di Gould, La struttura della teoria dell’evoluzione. In biblioteca ci DEVE essere. Ogni tanto lo consulto. Ora sto facendo un’ingiustizia a tantissimi libri, ma non posso elencare tutto il catalogo…
Nota personale: ho provato, in passato, a proporre i miei libri a case editrici più grandi. Sono sempre stato trattato con sufficienza. Da Codice ho trovato la casa dei miei libri. Di quelli che forse scriverò e di quelli che mi piacciono».
Lella Mazzoli, curatrice di Network effect. Quando la rete diventa pop e di Utopie. Percorsi per immaginare il futuro (insieme a Giorgio Zanchini):
«Potrei dire che Codice è la mia Utopia realizzata. Mi spiego. Ho sempre pensato a Codice come una casa editrice di nicchia, raffinata, non per tutti. Quindi quando ho pubblicato il primo volume Network effect. Quando la rete diventa pop, assieme a miei più giovani colleghi mi sono sentita privilegiata. La cura dell’editor, il continuo confronto su copertina, font etc ma anche sugli argomenti del volume mi hanno fatto sentire Autore nel senso vero del termine (magari non lo sono ma il mio sentire è stato ed è questo). Con Utopie. Percorsi per raccontare il futuro, come ho detto all’inizio si è conclusa (almeno in parte) una ricerca su questa parola, sul suo valore e significato oggi. La mia ossessione come alcuni amici sostengono. Tanti Autori (quelli davvero tali) mi hanno seguita su questo tema e l’hanno declinato secondo i loro saperi. Il risultato un volume che ha inaugurato una nuova veste editoriale di Codice, la scelta di una copertina uguale per autori e argomenti. Ci differenziano solo i colori.
Per Utopie c’è stata anche una ricerca di impaginazione intrigante con tondi e corsivi, insomma bella e curata. Mi candido per una terza pubblicazione…
Per ragioni di disciplina e studio consiglio: Quello che vuole la tecnologia di Kevin Kelly; L’ingenuità della rete di Evgeny Morozov; Immersi nelle storie di Frank Rose; Insieme ma soli di Sherry Turkle. La mia passione sono poi i libri di George Lakoff quindi: La libertà di chi?
Aggiungerei: Vittorio Marchis 150 (anni di) invenzioni italiane; La felicità della ricerca di Shimon Edelman
Non sarebbe male rileggere, oggi: Il mondo a misura d’uomo di Thomas P.Hughes».
Lisa Signorile, autrice di L’orologiaio miope. Tutto quello che avete sempre voluto sapere sugli animali… che nessuno conosce:
«Erano anni che gli amici mi esortavano a cercare di pubblicare i miei scritti ma io ero scettica, pensavo che provarci sarebbe stato uno spreco di tempo e che tutta l’editoria funzionasse “all’italiana”, ovvero che bisognasse avere l’amico di un amico in una casa editrice. Alla fine, per esperimento, ho contattato Codice, non una a caso, quella che ritenevo la migliore casa editrice di divulgazione scientifica nel panorama italiano. Pensavo che così avrei avuto la coscienza a posto per averci provato, ma non mi aspettavo risposta. Ho mandato una email il venerdì alle sette di sera e con mia assoluta sorpresa ho ricevuto risposta dopo tre ore, alle ventidue di un venerdì sera. Il che mi ha dimostrato due cose:
1) che c’è dell’ottima editoria in Italia che si preoccupa esclusivamente della qualità dei testi;
2) che il direttore editoriale di Codice, Giorgio Gianotto, è uno stakanovista, che lavora con passione agli orari più impensabili. Quando poi è cominciata la nostra collaborazione, ho scoperto che l’entusiasmo, la dedizione e la professionalità è estesa a tutto lo staff e il risultato è stato un libro “insolito” non solo per i suoi contenuti, ma anche per una veste grafica “a sorpresa”.
Per un blogger alla prima esperienza di “carta stampata” essere nello stesso catalogo che presenta L’equilibrio punteggiato di S.J. Gould, L’evoluzione della cultura di Luca Cavalli Sforza o Nati per credere di G. Vallortigara, T. Pievani, V. Girotto è stato quello che gli anglosassoni chiamano un “egotrip”. Non riesco a credere che Codice sia solo al suo decimo compleanno!»
Daniela Minerva, autrice di Di cosa parliamo quando parliamo di medicina:
«Codice è l’unica casa editrice italiana che ha scelto di essere solamente una casa editrice di libri scientifici. Quindi è diventata negli anni un punto di riferimento per tutti coloro che vogliono leggere cose di scienza, diciamo così: “alta”. E mi spiego: la divulgazione, molto spesso banale e comunque sempre un po’ agiografica, è un tipo di editoria scientifica che altre case editrici hanno affrontato. Ed è in questa categoria che può essere iscritta la maggior parte dei best seller scientifici nel nostro paese, alcuni di pregevolissima fattura e scritti da autori prestigiosi. Ma che a me paiono sempre scollegati dai grandi dibattiti politico-scientifici che animano il mondo della ricerca e impregnano le sue applicazioni sociali.
Altra cosa, invece, è la saggistica scientifica. Pensata per il grande pubblico, ma non di divulgazione. Codice ha fatto molti libri importanti in questo senso: testi a volte complessi ma sempre collocati in un contesto culturale di riferimento. Codice, insomma, non pensa alla scienza come a un complesso di belle storie da raccontare semplificandole a chi non è del mestiere, ma come a un ambito culturale denso e complesso, e in continuo divenire, del quale farsi portavoce con libri che ragionano sulla scienza e sulle teorie che ne compongono il corpo. Per questo ha un unicum di modernità che manca, per lo più, a molti altri editori.
Consiglierei certamente i libri di Stephen Jay Gould (La struttura della teoria dell’evoluzione e L’equilibrio punteggiato), e quelli di Luca Cavalli Sforza, a partire da L’evoluzione della cultura. Poi quello di Niels Eldredge, Darwin e di Ian Tattersall, I signori del pianeta. Aggiungo La storia segreta della guerra al cancro di Devra Davis e Contro il declino di Pietro Greco. Ma ce ne sarebbero molti altri».
Emanuele Coco, autore di Il circo elettrico delle sirene:
«Una mattina, su un catamarano a largo tra le Eolie e la Sicilia, vidi emergere dall’acqua una lastra di pelle e carne alta quasi due metri. Era la pinna pettorale di una balenottera di una quindicina di metri che aveva affiancato lo scafo e, compiuta una leggera torsione su sé stessa, si era inclinata di fianco per osservarci. Un secondo. Il cuore alla gola. Ricordo l’occhio fissarmi. Poi sparì nel blu. Quella volta sperimentai cosa può essere la presenza fisica, la materialità organica della vita.
Anni dopo, entrando in libreria, ebbi una sensazione in qualche modo simile nel soppesare i nove centimetri di costola de La struttura della teoria dell’evoluzione di Stephen Jay Gould. Pensai, anzi dissi ad alta voce alla persona che avevo a fianco: “chi ha pubblicato un volume del genere in Italia dev’essere un visionario!”. E infatti non mi sbagliavo. Mesi dopo, scoprendo il coraggio con cui quel visionario aveva ideato il suo codice alla maniera di coloro che credono nel sortilegio benefico della parola, avrei provato la simpatia che ho per quelli che si mettono “nelle situazioni dove non è consentito avere false virtù”. Era l’inaugurazione della mostra su Darwin a Palazzo delle Esposizioni. Quella volta pensai, e mi guardai bene dal dirlo a chi mi stava accanto: “un uomo che riesce a muovere tutto questo dev’essere di un’arroganza pregiata e insopportabile”. E invece mi sbagliavo. Me ne accorsi due anni dopo prendendo un té per discutere di possibili progetti. In quell’occasione scoprii con lui persone schiette, sincere, allegre e pronte a mettersi in discussione. Mi lasciarono per qualche minuto da solo nella sala riunioni della casa editrice, quella con il parquet antiquario e le mensole che circondano le pareti. Lì, tra quei legni da nave del pavimento e il cromatico paesaggio delle coste dei libri, mi sembrò di sentire la voce di naturalisti in navigazione, il mormorio di matematici canuti, la santabarbara di errori ed esplosioni dei fanatici dell’empirismo, i cercatori di neutrini, gli esploratori di stelle, gli innamorati di Sirene… Fu un attimo. Poi la porta si aprì e mi ritrovai in uno di quei luoghi interessanti che sono i sogni degli altri quando diventano realtà.
Codice è un vascello di menti entusiaste. Che allegria incontrarli in mare!»
Pierfranco Pellizzetti, autore di Liberista sarà lei! (con Emilio Carnevali) e Conflitto:
«Il mio incontro con Codice? Direi per affinità elettive, forse una certa comunanza di ethos; l’ethos ligure-piemontese, così sensibile alla civiltà delle buone maniere, che riaffiora nelle simmetrie biografiche con la persona che in prima battuta identificavo nella casa editrice: il suo fondatore, Vittorio Bo. Entrambi cresciuti a Genova, io con un bisnonno piantagrane sceso al mare provenendo da Pinerolo (dove il suo repubblicanesimo mazziniano creava qualche frizione con i concittadini, sudditi devoti di Casa Savoia), lui a fare il viaggio inverso trapiantandosi a Torino (lasciandosi dietro, nella città dei “lini e vecchie lavande”, larga parte dei consanguinei: dalla cugina Mercedes, indomabile animatrice dell’AIED, al fratello Daniele, mio compagno di scuola nel liceo d’Oria, al tempo in cui vi bazzicava anche uno studente che di nome faceva Massimo D’Alema).
Genova e Torino, oligarchica l’una e monarchica l’altra, entrambe a prevalenza aristocratica nella definizione dei criteri di apprezzabilità sociale. Poco calorose e molto selettive, a differenza di Milano; per nulla cinicamente ecumeniche in quanto critiche e riservate, a differenza di Roma. Del resto perché stupirsi di una tale affinità, visto che – come insegna Fernand Braudel – il popolamento della Liguria è debitore dei flussi costanti provenienti dal Piemonte (“Genova esiste per effetto di una serie di brecce nel vicino Appennino, tra cui quella della strada dei Giovi, e i suoi destini sono legati a questo colle decisivo”, scrive il grande storico francese in Civiltà e imperi nel Mediterraneo all’epoca di Filippo II). Provenienza confissa nella singolarità di un popolo marinaro con la struttura fisica tipica del collinare.
Ma sto divagando. Venendo al tema, la ligure-piemontesità di Codice si manifesta nella ricerca dell’eleganza che – proprio perché tale – deve essere sottotraccia eppure altamente denotativa; formale, in quanto pratica della distinzione, e al tempo stesso sostanziale, come deliberata estraneità al nazional-popolare che scivola nel plebeo. Questo – dunque – è il punto saliente, in un laboratorio delle idee quale una casa editrice; giovane ma già affermata nel suo primo decennio di vita. Il connotato di un timbro di voce riconoscibile in quanto naturalmente torinese e necessariamente cosmopolita. Perché la cultura alla torinese – con cui i liguri migliori hanno sempre intrecciato rapporti stretti (da Eugenio Montale a Italo Calvino), consapevoli delle affinità di cui si diceva – mantiene un tono e un taglio che la rendono inevitabilmente “straniera in patria”; spesso ammirata ma sempre fuori dalla corrente.
Codice non si sottrae al destino, nell’Italia dei mille irrazionalismi; nel presente incanaglito dalla devastazione del civismo; nel Paese della retorica e del curiale collusivo, dove mentalità scientifica ed etica pubblica vivono anch’esse un destino minoritario ed emarginato. Sempre rifiutando il facile intruppamento, l’omologazione. Sicché, con questa casa editrice dai tratti così evidenti, con la sua gente cortese senza essere smancerosa, anche uno della clandestinità – quale il sottoscritto – fin da subito non poteva che trovarsi perfettamente a proprio agio. A praticare le maniere dell’amicizia e del lavoro in comune come rispetto reciproco. Infine – rispondendo a precisa domanda – indico il primo libro marcato Codice che mi viene in mente nel Camus di Paolo Flores d’Arcais; anche perché mi arrivò in studio e – aprendolo – vi trovai l’affettuosa dedica dell’autore, caro amico e mio direttore di lunga navigazione in MicroMega.
L’ultimo è l’attuale livre de chevet delle mie notti condivise con l’insonnia: il saggio anticonformista e deliziosamente dissacrante sul “lato oscuro della libertà di internet” (L’ingenuità della rete, n.d.r.) scritto da Evgeny Morozov».
Andrea Lavazza, autore di Siamo davvero liberi? Le neuroscienze e il mistero del libero arbitrio (con Mario De Caro e Giuseppe Sartori) e Il delitto del cervello. La mente tra scienza e diritto (con Luca Sammicheli):
Codice, in questi suoi primi dieci anni, ha portato una ventata di novità nell’editoria italiana. Sensibilità alla scienza, alla sua divulgazione e anche alla filosofia analitica che si aggancia alla scienza senza esserne succube. Tempestività nel cogliere le tendenze internazionali, diffondendole nel nostro Paese senza provincialismi, e capacità di valorizzare ciò che di buono si muove in Italia. Di quali libri di Codice consiglierei la lettura? Guardate tutto il catalogo, sono poche le cose invecchiate. Per la mia sensibilità, dico i due Gazzaniga e il nuovissimo Koch in uscita».
Luca Sammicheli, autore di Il delitto del cervello. La mente tra scienza e diritto (con Andrea Lavazza):
«Codice per me rappresenta il “primo editore”. Precedentemente al volume pubblicato con lei avevo pubblicato alcuni contributi a volumi e articoli per riviste ma non un monografia: la Codice mi ha dunque accolto come novizio. In questo devo dire che ho sinceramente apprezzato la freschezza e la dinamicità con cui si sono accostate a un autore e tema nuovo: in pochissimo tempo si è deciso di impostare l’opera e procedere. Aggiungo, sul piano personale, la simpatia dei rapporti con Federica Patera (ufficio stampa) ed Enrico Casadei (capo redattore). Volumi Codice di cui consiglierei la lettura ? Nel solco dello studio dei rapporti tra diritto e neuroscienze, oggetto delle mie indagini, sto cercando di accostarmi ai temi della devianza di tipo economico che mi pare di tutta attualità. In proposito ho avuto modo di leggere alcune opere di Codice che trattano da un punto estremamente moderno ed interdisciplinare il tema della crisi economica: tra questi potrei citare Un fallimento del capitalismo di R. Posner, Il capitalista egoista di O. James o Il prezzo della civiltà di J. Sachs».
Stefano Mazzotti, autore di Esploratori perduti. Storie dimenticate di naturalisti italiani di fine ottocento:
«Codice per me è stata ed è una bella esperienza di collaborazione sia umana sia professionale, di scambio di idee, che si è anche rivelata uno stimolo per conseguire un buon risultato editoriale e per proseguire con entusiasmo le mie ricerche.
Consiglio vivamente la lettura di:
Infinite forme bellissime di Sean. B. Carroll
Il futuro della vita di Edward O. Wilson
Nati per credere di Giorgio Vallortigara, Telmo Pievani, Vittorio Girotto
L’evoluzionista riluttante di David Quammen».
Lorena Carrara, autrice di Intorno alla tavola. Cibo da leggere, cibo da mangiare:
«Ho incontrato Codice quasi per caso, grazie ad un’amicizia in comune: è stato un vero colpo di fulmine. Fin dal primo istante ho compreso che Codice era l’ideale per me, si è trattato di un’autentica affinità elettiva. Codice giovane, seducente, veloce a cogliere le più attuali istanze del mondo editoriale e scientifico, semplice e multiforme al tempo stesso; io non tanto giovane, a dire il vero, in termini prettamente anagrafici, ma nuova all’esperienza della saggistica, desiderosa di trovare ascolto e attenzione, incorreggibile esploratrice delle più disparate discipline, bisognosa di trovare una guida sicura e una direzione certa. Codice mi ha accolto senza preconcetti, mi ha dato fiducia, mi ha fatto sentire finalmente compresa e, senza curarsi del mio passato, mi ha accettato in famiglia. Ecco: quella tra me e Codice è un’autentica storia d’amore e d’amicizia! Fuor di metafora, e a parte gli scherzi, l’incontro con Codice potrebbe sembrare una vicenda d’altri tempi, o di altri paesi… Di paesi in cui per avere un’opportunità non contano le conoscenze importanti, le bieche manovre di cassetta o gli scambi di favori, ma dove hanno importanza il talento delle persone, la validità dei contenuti, la forza innovatrice del pensiero – anche se obliquo o trasversale – il coraggio di credere in qualcuno solo per le sue idee e capacità. Codice mi ha sorpreso, e mi ha restituito la passione per la ricerca fine a sé stessa. Nella cinica società di oggi, la storia di una squadra di grandi professionisti dell’editoria che decide di offrire ad un’outsider l’occasione che le potrebbe cambiare la vita… è veramente da raccontare!
Per motivi affettivi – si tratta del saggio grazie a cui ho stabilito il primo contatto con Codice –, oltre che per innegabile comunanza d’intenti, non posso esimermi dal suggerire in primis la lettura di Proust era un neuroscienziato di Jonah Lehrer, che in forma mirabile e con uno stile assai accattivante mostra quanto la complessità dell’uomo sia comprensibile più da vicino grazie all’unione dell’approccio scientifico con il discorso umanistico. Per vicinanza di interessi, e perché in parte potrebbe essere letto come complementare al mio sul cibo, consiglio la lettura del libro di Tom Standage Una storia del mondo in sei bicchieri, che racconta l’umanità attraverso le più note bevande a diffusione globale, antiche e moderne. Infine, poiché come insegnante sono molto interessata al tema – remoto, profondo e sfuggente, ma in chiave pedagogica estremamente attuale – delle origini della nostra specie, mi ripropongo di leggere quanto prima I signori del pianeta di Ian Tattersall, appena pubblicato.
Vittorio Marchis, autore di 150 (anni di) invenzioni italiane:
«L’invenzione di Codice: quasi un rebus nel panorama delle lettere, tra libri di scienza che sanno narrare, senza la paura di esplorare terreni inesplorati, con l’entusiasmo degli artisti e il rigore dei filosofi. Un rebus perché i libri sono “cose”, cose preziose e durevoli».