“L’uomo che sapeva troppo”, ristampa in occasione del centenario della nascita di Alan Turing

“Su internet circola una voce secondo la quale la mela del logo della Apple sarebbe un riferimento a Turing. La compagnia nega qualsiasi collegamento; la sua mela, sostiene, allude a Newton. Ma allora perché ne manca un morso?”

Il morso mancante di cui parla David Leavitt ne L’uomo che sapeva troppo fa riferimento a una di quelle storie che basterebbero da sole per riempire un intero libro, ed è la conclusione tragica della vita di Alan Turing, di cui ricorre il 23 giugno il centenario della nascita.

Turing, nato a Londra nel 1912, fu un matematico geniale, in grado di violare durante la Seconda guerra mondiale il codice Enigma utilizzato dalla Germania nazista per la circolazione di messaggi cifrati. Negli anni ’30 profetizzò l’intelligenza artificiale, quando ancora non era stato inventato il computer, e a soli ventiquattro anni sviluppò la cosiddetta “Macchina di Turing”, ovvero un modello teorico per la risoluzione di algoritmi, che rimane anche oggi alla base di qualunque concetto di computer science.

Il Corriere della Sera ha scritto “Assegnare a un solo uomo il titolo di padre del computer è un azzardo. Ma se un nome deve essere fatto, allora deve essere quello di Alan Turing”.

Era un uomo geniale, un precursore, un rivoluzionario. Ed era omosessuale.

Nel 1952, scoperte le sue preferenze sessuali in seguito alla denuncia che Turing fece alla polizia di un furto subito da parte di un amico che era stato ospite in casa sua (da cui le autorità arrivarono a dedurre che lui intrattenesse abitualmente rapporti con altri uomini), fu arrestato e processato. La pena inflittagli fu micidiale: venne sottoposto alla castrazione chimica e a una serie di iniezioni di estrogeni, che gli provocarono la crescita del seno.

Nel 1954 si uccise addentando un morso di una mela imbevuta di cianuro, gesto estremo e terrificante, ma non privo di una sua poeticità: Turing, nel decidere la morte che voleva darsi, si era ispirato al suo film preferito, ovvero Biancaneve nella versione di Walt Disney.

Nel 2009, in seguito a una raccolta di firme a larghissimo raggio, sono state fatte pubbliche scuse a nome della Gran Bretagna da parte dell’ex primo ministro Gordon Brown per “il modo scioccante in cui Alan Turing fu trattato per la sua omosessualità”.

“Icona gay, se non gli stesse stretta questa definizione, che forse non gli sarebbe piaciuta. Icona contro una società miope incapace di voler bene a chi l’ha salvata dal terrore nazista, a chi le ha regalato un futuro disegnato sotto il segno delle novità tecnologiche, nate apposta per farci vivere meglio. Icona di tutti quelli che pensano che persino i numeri abbiano un’anima”, ha scritto Repubblica a febbraio.

In occasione del centesimo anniversario della sua nascita, ristampiamo il libro di David Leavitt, L’uomo che sapeva troppo, dedicato alla storia di questa figura straordinaria, a quest’uomo che appunto sapeva -e forse e soprattutto era- troppo.

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