«Indotto il bisogno di felicità e proposto, e poi confezionato, l’oggetto del desiderio – si è provveduto a fare della felicità materia di programmi universitari, televisivi ed elettorali, argomento di dibattiti pubblici e tema di conversazione sul web, a casa e al lavoro. E, così, inondati dall’onnipresente allegrezza di un neopositivismo di facciata, fallimenti, sbagli e umani cedimenti alla malinconia sono severamente banditi, onde evitare di minacciare e destabilizzare l’equilibrio (ideologico, sociale, economico e culturale) di questa lobby felice e contenta.»
Questa la tesi di Happycracy. Come la scienza della felicità controlla le nostre vite, il saggio di Edgar Cabanas ed Eva Illouz che indaga sulla tirannia della felicità a tutti i costi che la società ha imposto all’individuo, e che ha generato una vera e propria industria di guru, life coach e sedicenti esperti che «insegnano» a essere felici.
Domenica 14 aprile alle 17.00 Edgar Cabanas ed Eva Illouz saranno al National Geographic Festival delle Scienze, e in vista di quest’appuntamento Silvia Camisasca li ha intervistati per “Avvenire“.
Viviamo in un mondo invaso dall’apparente felicità, a un livello tale che essere felici sembra essere diventato non solo un obiettivo di vita, ma un diritto e un obbligo. Non ci è concesso di fallire, e siamo condannati al successo e al benessere. Per aiutarci, alla fine degli anni Novanta è nata una nuova “scienza” dominata dalla psicologia positiva, con i suoi medici, le sue celebrità, i suoi scienziati autoproclamati e i suoi guru pronti a insegnarci come essere felici. In Happycracy, la famosa sociologa Eva Illouz, già autrice di dissacranti saggi sulla mercificazione dell’amore, ed Edgar Cabanas dimostrano quali conseguenze – politiche, ideologiche, scientifiche ed economiche – e minacce si nascondono dietro l’industria della felicità a tutti i costi, che ha spostato la responsabilità dalla società all’individuo.