Martin Rees

L’eternità è molto lunga, specialmente verso la fine

Domanda: «Parliamo della fine della vita sulla Terra: alcuni scienziati sostengono che tutte le vite percorrono un arco durante il quale i momenti prosperi sono inevitabilmente seguiti da un declino improvviso. Lei è d’accordo?»

Martin Rees: «In una prospettiva locale ci sono chiaramente alti e bassi. Tuttavia, gli astronomi hanno un punto di vista speciale anche sul futuro più lontano, per ragioni che possono essere spiegate facilmente. Le meravigliose fasi evolutive del passato sono ora parte della cultura popolare -eccezion fatta, forse, per gli evangelici americani e per parte del mondo islamico-. Ma la maggior parte delle persone in qualche modo è ancora convinta che gli esseri umani siano il punto d’arrivo della catena evolutiva. Questo, per gli astronomi, non è credibile. Il nostro Sole si è formato 4.5 miliardi di anni fa, ma ce ne vorranno altri 6 perché la sua energia si esaurisca. Quando succederà, inghiottirà i pianeti più vicini. E l’universo continuerà a espandersi, forse per sempre, destinato a diventare sempre più freddo, sempre più vuoto. Per citare Woody Allen, l’eternità è molto lunga, specialmente verso la fine.  L’evoluzione post-umana -qui sulla Terra e oltre- potrà durare quanto l’evoluzione darwiniana che ha portato fino a noi, ed essere anche migliore. E, certamente, l’evoluzione è anche più veloce ora di quanto non lo fosse quando era governata dalla selezione naturale: le specie intelligenti possono usare la tecnologia genetica, e può anche darsi che le macchine prendano il sopravvento».

 

Da un’intervista che The European Magazine ha fatto a Martin Rees (per leggere la versione completa e in originale, cliccare QUI)

 

Sir Martin Rees, professore emerito di cosmologia e astrofisica al Trinity College di Cambridge e astronomo reale, è autore per noi di Da qui all’infinito. Una riflessione sul futuro della scienza.

 

 

 

Le ultime news di Codice