Renato Bruni: “Dalla natura l’ispirazione per migliorare il nostro mondo”

erbavolantPiante carnivore che ispirano il funzionamento delle trappole luminose per le zanzare. Pini che aiutano nell’ammaraggio delle missioni spaziali. Funghi che aumentano la resistenza dei prati e foglie che ispirano vernici idrorepellenti. Il regno vegetale oggi ci aiuta a progettare reti per lo scambio di informazioni, sviluppare architetture leggere ed ecosostenibili e pianificare nuovi approcci marketing. È il mondo raccontato in “Erba Volant. Imparare l’innovazione dalle piante” da Renato Bruni (meristemi.wordpress.com), professore di Botanica/Biologia farmaceutica presso il dipartimento di Scienze degli Alimenti dell’Università di Parma.

Cos’è la biomimetica?
Biomimesi, biomimetica, bioispirazione, bionica o design ispirato alla natura sono sinonimi delle strategie recenti che puntano a innovare progettando e producendo materiali, oggetti, sistemi e processi impiegando la natura come serbatoio di ispirazione. Non solo in Farmaceutica, ma anche in Architettura, Ingegneria e nella progettazione dei Sistemi Complessi sempre più spesso si rielaborano idee a partire da elementi osservati in un contesto naturale. Il ricorso a nanotecnologie e supercomputer permette di scoprire cose che prima ignote sul funzionamento di microrganismi, piante e animali e di tradurle in prototipi e prodotti, ma segue un processo di imitazione che l’uomo ha sempre fatto. Ad esempio, come le alghe ancorate sul fondo del mare seguono l’andamento delle correnti, il sistema “BioWave Power” produce energia elettrica con le onde marine mimando il loro movimento. Brevetti, pubblicazioni e investimenti riguardanti la biomimetica sono cresciuti di cinque-sei volte dall’inizio del millennio e nel solo 2012 la crescita è stata del 24 per cento. Nel 2013 si è stimato che su scala planetaria il giro d’affari collegato a questa disciplina potrà essere compreso tra 1000 e 2000 miliardi di dollari su scala globale, con un risparmio di risorse e impatto ambientale pari a 500 miliardi di dollari (dati Fermanian Business & Economic Institute, 2013).

“Erba Volant” è molto più di un semplice saggio, è un vero invito all’esplorazione, a osservare con occhi diversi quello che da sempre ci circonda.
Se vogliamo trovare questa ispirazione nella Natura dobbiamo un po’ cambiare il modo in cui ci relazioniamo con essa. La scienza spesso è ancora percepita come lontana dal naturale: nell’immaginario comune la tecnologia è totalmente artificiale così come le piante sono entità che perlopiù fanno parte dello sfondo, come se fossero distanti da noi, immobili e inanimate. Per questo non volevo trattare l’argomento con uno stile troppo manualistico, ma piuttosto come un Cicerone che introduce i lettori nell’affascinante regno vegetale partendo da basi scientifiche solide ma raccontate all’interno di una storia.

Scrivere “Erba Volant” ti ha dato la possibilità di approfondire nuovi argomenti?

Spesso la biomimetica è vista come una panacea che in futuro risolverà tutti i mali: uno dei primi miti da sfatare è questa idea che una soluzione che imita la natura sia automaticamente amica dell’ambiente. Ci sono oggetti presentati come biomimetici che, invece, contribuiscono all’ipertrofia dell’inutile e non migliorano affatto il nostro mondo. Un esempio? Il cemento armato è stato brevettato da un giardiniere francese su imitazione della pianta del fico d’india, ma il suo uso è tutt’altro che positivo per il nostro Pianeta. La biomimetica è strumento molto elegante e utile, ma non dobbiamo scordarci che è sempre un strumento nelle mani dell’uomo.

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