«Smart city, città intelligenti: il saggio le definisce come le città in cui si utilizza la tecnologia per ottimizzare le risorse e migliorare flessibilità, sicurezza e sostenibilità dei servizi pubblici (mobilità, illuminazione…), il tutto basato su dispositivi connessi e sensori che raccolgono grandi quantità di dati dei cittadini. Gli autori analizzano le questioni critiche di quello che è un settore destinato a crescere, tra cui l’incapacità da parte dei governi di pensare a strategie che mettano i cittadini al centro di questo processo di sviluppo».
La redazione di “Altroconsumo” consiglia la lettura di Ripensare la smart city di Francesca Bria ed Evgeny Morozov «perché i dati diventano sempre più centrali, anche nei contesti urbani, e potrebbero essere un nuovo bene comune».
L’aggettivo “smart” è la quintessenza dell’era digitale in cui viviamo, che ha promesso così tanto ma mantenuto così poco. Tutto sembra essere “intelligente”, dagli spazzolini da denti fino alle città, quelle smart cities che nell’ultimo decennio hanno conquistato l’immaginario collettivo e plasmato il lavoro di urbanisti, funzionari, politici e interi settori industriali. Sono però molte anche le critiche: lo scollegamento con i problemi reali della gente, la ricerca tecnocratica del dominio sulla nostra vita urbana, l’ossessione per la sorveglianza e il controllo, l’incapacità di pensare a strategie che mettano i cittadini – non le aziende o gli urbanisti – al centro del processo di sviluppo. Questo saggio analizza alcune delle critiche alle smart cities, e studia le connessioni tra le infrastrutture digitali che hanno riplasmato il paesaggio tecnologico delle città e i programmi politici ed economici che queste hanno intrapreso o potrebbero intraprendere a breve.