«Indubbiamente le fake news esistono così come esiste il tentativo di manipolare e guidare l’informazione online. Questi risultati sono emersi chiaramente dagli studi che abbiamo fatto sul referendum italiano del dicembre 2016. Ma occorre spiegare due cose. La prima è che le notizie false vengono diffuse da tutte le parti in campo. La seconda è che hanno una portata limitata nel far cambiare le intenzioni di voto».
Russiagate, ma non solo. In un’intervista a “Tiscali News” Walter Quattrociocchi, autore insieme ad Antonella Vicini per Codice Edizioni di Liberi di crederci (2018) parla di fake news: perché siamo portati a crederci anche quando il fact checking dimostra che sono infondate, e quanto influenzano davvero il voto.
A questo link l’intervista completa.
La verità è un concetto labile e sfuggente che coesiste con un essere umano emotivo e imperfetto, limitato nelle sue capacità conoscitive. L’avvento di internet, e soprattutto dei social network, ha facilitato l’accesso a una grande massa di informazioni senza mediazioni, e ha generato l’illusione che questa porta d’ingresso conducesse alla conoscenza, fino ad allora prerogativa delle élite. La rete però sta tradendo le aspettative di molti, producendo, più che un’intelligenza, una disinformazione pericolosa (e spesso strumentalizzata) e una grave radicalizzazione nell’opinione pubblica. Così, a colpi di paradossi e cortocircuiti, il World Economic Forum nel 2013 ha inserito la disinformazione nella lista delle minacce globali, molte delle quali (da Trump alla Brexit, fino ai movimenti antivaccinisti) sembrano oggi aver preso forma; e secondo l’autorevole Oxford Dictionary, “post-truth” è diventata la parola del 2016.