«Lavoro come identità sociale, principale porta d’accesso all’indipendenza economica, percorso per realizzare le aspirazioni d’una persona, una famiglia, una comunità. In tempi di radicali trasformazioni tecnologiche e sociali, sul lavoro s’addensa “una nebbia che occorre diradare” per trovare nuovi equilibri personali e sociali. Come? Lo racconta Luca De Biase in Il lavoro del futuro parlando di dati sulle professioni e i mestieri che spariranno e su quelli, ben diversi, che nasceranno, di nuovi criteri di formazione sia scolastica che professionale, di politiche del lavoro e responsabilità delle imprese per premiare competenze, meriti, creatività. Dopo la Grande Crisi, viviamo tempi difficili di squilibri e cambiamenti. Da imparare ad affrontare».
Su “Il Giorno” Antonio Calabrò raccoglie tre saggi che affrontano una questione attualissima come quella del lavoro nel nostro Paese; tra loro, Il lavoro del futuro di Luca De Biase.
Il lavoro come identità sociale, fatica, percorso obbligato per realizzare le proprie aspirazioni; come espressione di sé e porta di accesso all’indipendenza economica; come punto d’incontro tra la speranza e la paura del futuro. Nella trasformazione tecnologica ed economica di questi anni, sul lavoro del futuro si addensa una nebbia che occorre diradare. Verso quali studi conviene indirizzare i ragazzi? Come ci si aggiorna per mantenere vive le opportunità professionali? E a difendersi dalle ingiustizie? Come si fanno valere il merito e l’integrità? Quali politiche si possono chiedere ai governanti che vogliono risolvere i problemi? L’incertezza in materia è paralizzante e il desiderio di risposte è pari all’urgenza delle domande esistenziali. “Il lavoro del futuro” rilancia e approfondisce il risultato di un’inchiesta sviluppata per “Il Sole 24 Ore”: un centinaio di interviste e alcune migliaia di chilometri per una manciata di proposte. Nella grande trasformazione tecnologica ed economica di questi anni, sul lavoro del futuro si addensa una nebbia che occorre diradare.