La patria della post-verità – Leonardo Filippi, Left

Left

«Sono dette echo chamber, camere dell’eco: sono i luoghi digitali che percorriamo ogni giorno, che Facebook e Twitter plasmano mettendoci in contatto con esseri umani che hanno attitudini, opinioni simili alle nostre. Finendo con l’estremizzare le convinzioni di chi li abita. Si tratta del “luogo ideale per la radicalizzazione delle proprie posizioni”, spiegano il ricercatore Walter Quattrociocchi e la giornalista Antonella Vicini in Liberi di crederci. Informazione, internet e post-verità. Coordinatore del Laboratory of data science and complexity all’Università di Venezia, Quattrociocchi da tempo studia il meccanismo di diffusione delle informazioni online. E, più di recente, i modi più efficaci per contrastare la cosiddetta misinformation». 

Su “Left” Leonardo Filippi approfondisce il tema della post-verità e cita il libro di Walter Quattrociocchi e Antonella Vicini, un vero antidoto contro la disinformazione diffusa in rete.

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“Liberi di crederci” di Walter Quattrociocchi e Antonella Vicini. Illustrazione di Sébastien Thibault

La verità è un concetto labile e sfuggente che coesiste con un essere umano emotivo e imperfetto, limitato nelle sue capacità conoscitive. L’avvento di internet, e soprattutto dei social network, ha facilitato l’accesso a una grande massa di informazioni senza mediazioni, e ha generato l’illusione che questa porta d’ingresso conducesse alla conoscenza, fino ad allora prerogativa delle élite. La rete però sta tradendo le aspettative di molti, producendo, più che un’intelligenza, una disinformazione pericolosa (e spesso strumentalizzata) e una grave radicalizzazione nell’opinione pubblica. Così, a colpi di paradossi e cortocircuiti, il World Economic Forum nel 2013 ha inserito la disinformazione nella lista delle minacce globali, molte delle quali (da Trump alla Brexit, fino ai movimenti antivaccinisti) sembrano oggi aver preso forma; e secondo l’autorevole Oxford Dictionary, “post-truth” è diventata la parola del 2016.

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