«In tempi in cui l’internet security è diventata un tema scottante nel dibattito pubblico, è utile rileggere un libro uscito un paio di anni fa, intitolato L’ingenuità della rete. Il lato oscuro della libertà di internet (Torino, Codice, 2011). L’autore, Evgeny Morozov, nato in Bielorussia nei primi anni Ottanta, pensa che l’Occidente abbia sopravvalutato il proprio ruolo quale fattore scatenante la lacerazione dell’universo sovietico. La strategia di seminare il campo nemico con macchine fotocopiatrici, fax, e l’appoggio esterno alla circolazione di samizdat (in pratica la diffusione clandestina di scritti illegali perché censurati dalle autorità o in qualche modo ostili al regime sovietico) non avrebbe avuto infatti quell’effetto di produrre tali condizioni critiche verso il regime da determinare il crollo del totalitarismo. Il crollo infatti sarebbe avvenuto per ben più gravi problemi di sostenibilità strutturale. Però -ed è la tesi di Morozov- quella sopravvalutazione dell’efficacia delle nuove tecnologie per la promozione della democrazia nei Paesi oltre cortina (“Le informazioni sono l’ossigeno della modernità”, avrebbe detto Reagan), ha finito per contagiare la mentalità contemporanea».
C. Martini Grimaldi, L’Osservatore romano (per continuare a leggere, scarica il PDF a lato).
La rivoluzione di Twitter: se ne è parlato per le manifestazioni in Iran nel 2009, per la Cina subito dopo, più recentemente per l’Egitto: prima ancora che lo scontento dei cittadini, il grande protagonista delle proteste sembra essere stato il web. La convinzione che le tecnologie digitali alimentino solo cambiamenti positivi e siano lo strumento perfetto per la creazione della democrazia corrisponde alla realtà?