Il frutto avvelenato della conoscenza non invecchia mai

Il 27 giugno, cioè ieri, Tommaso Pincio ha pubblicato sul suo blog personale, tommasopincio.net, un bellissimo post intitolato “Il tempo delle mele”.

Il pezzo traccia una critica del libro di Leavitt, evidenziando gli aspetti più oscuri e controversi della vita, e soprattutto della morte, di Alan Turing (qui il ritratto che ne abbiamo fatto la settimana scorsa, in occasione del centenario della sua nascita e della ristampa del libro).

Pincio affronta temi sempre attuali, sfrutta miti popolari e generazionali, spiega un certo analfabetismo matematico insito nella cultura nordamericana facendo persino un parallelismo con i Simpson, e, soprattutto, si chiede perché la Apple si ostini a negare che il logo raffigurante la mela sia in realtà un omaggio a Turing anziché ad Isaac Newton.

Una versione difficile da accettare perché non si capisce proprio quale contributo fondamentale abbia dato Newton all’invenzione del computer. Inoltre, la mela del logo è morsicata, mentre quella di Newton cadde da un albero come madre natura l’aveva fatta“.

Una mela la cui genesi come simbolo è estremamente discussa e rimanderebbe, secondo Pincio, anche ad Adamo ed Eva, in quanto frutto della conoscenza per eccellenza.

Ciò che è certo, in tutto questo, è che non è possibile trovarvi nessuna certezza. Se non una: la terrificante discriminazione a cui fu sottoposto in quanto omosessuale, e la terribile morte che decise di darsi. Anzi, forse no: perché che si sia realmente suicidato non sembra poi essere così sicuro.

Il genio di Turing, però, resiste anche dopo decenni, anche dopo una morte controversa, anche dopo una discriminazione feroce. Se c’è una cosa che gli va riconosciuta, è proprio la sua genialità. E la genialità non muore, mai.

[Le foto fanno parte del post che Tommaso Pincio ha pubblicato sul suo blog].