Eli Maor ci accompagna in un racconto-viaggio «con la profondità e il rigore dello studioso e la passione di chi vede e sente la musica come metafora del mondo».
La scienza si mescola ai ricordi («C’è il libro di fisica, datato 1897, che il nonno gli donò e custodisce ancora»), in questa dichiarazione d’amore alla musica e alla matematica. Si legge della «scoperta alla fine dell’Ottocento delle risonanze tra le orbite dei pianeti e dei loro satelliti. Risonanze, osserva [Eli Maor], che sono spesso basate sui rapporti corrispondenti a intervalli musicali».
Ci sono anche gli studi sulle vibrazioni di Pitagora, il grammofono di casa Maor su cui suonavano le sinfonie di Beethoven, «e poi la mail che Maor riceve da Michael Sterling, con il suo strumento musicale dal nome matematico, Bernoulli».