Su Doppiozero Mauro Portello riflette sulla felicità, «proditoriamente sottoposta a una vera e propria revisione che ha dato luogo a delle precise conseguenze nel vivere quotidiano. Questo è il tema di Happycracy. Come la scienza della felicità controlla le nostre vite, scritto dallo psicologo spagnolo Edgar Cabanas e dalla sociologa israeliana Eva Illouz.
Un libro che smonta, pezzo per pezzo, l’assunto della cosiddetta “psicologia positiva” che sta alla base della “scienza della felicità” secondo la quale il raggiungimento della felicità personale è il fine precipuo dell’uomo contemporaneo».
L’imposizione della felicità come valore assoluto ha comportato il boom della cosiddetta psicologia positiva, che ha «consentito al neoliberismo di spopolare in tutto l’Occidente con l’idea di far diventare l’uomo normale sano, e non più solo quello malato, un nuovo oggetto di indagine. Concentrandosi sulle qualità dell’individuo sano per svilupparle ed esaltarle si permette alle persone di “raggiungere la felicità”. Che cosa questo voglia dire, che cosa sia la felicità per gli psicologi positivi, aiuta a capire perché il loro pensiero sia perfettamente pertinente al progetto neoliberista.
Gli autori si chiedono perché la felicità, “e non per esempio la giustizia, la prudenza, la solidarietà o la lealtà”, sia riuscita ad avere un ruolo prevalente nelle società del capitalismo neoliberista, e individuano uno dei motivi di tale successo nel fatto che la felicità è “un concetto saturo di valori individualisti, in base ai quali il sé individuale diventa il bene supremo, e i gruppi e le società si riducono ad aggregati di volontà autonome”».