Su OggiScienza, Federica Lavarini dedica una lunga recensione al saggio Alberto Piazza, Genetica e destino, tra i cinque libri finalisti al Premio Galileo 2021.
«Lo sguardo di Piazza sul futuro è da un lato entusiasta, dall’altro preoccupato – osserva Lavarini. Assieme a Luca Cavalli-Sforza, di cui è stato storico allievo, egli è uno dei pionieri della genetica delle popolazioni e, tuttavia, afferma come oggi questi studi siano destinati a “non avere più cittadinanza nel lessico delle nostre ricerche”, che devono avere il coraggio di accettare una nuova sfida: “la genetica rivolta non più alle popolazioni umane, ma alle persone”.»
«I geni sono il nostro destino? La razza esiste? Il libro non dà una risposta univoca alla prima domanda e, quanto alla seconda, pone il problema di trovare il modo più corretto e persuasivo per comunicare un fatto biologicamente certo: la razza non esiste» prosegue la giornalista. «In Genetica e destino Piazza non smette mai di sottolineare come genetica e cultura siano due elementi inscindibili dell’identità degli esseri umani.»
«L’affasciante riflessione umanistica e scientifica di Piazza porta il lettore a comprendere come il genoma non sia tutto: anche quando si conosce il gene, o i geni, alla base di alcune malattie questo non significa, automaticamente, ammalarsi. Si può affermare, infatti, che solo il 50% del nostro patrimonio genetico contribuisca a determinare lo stato di salute, mentre nell’altro 50% è implicato l’interattoma – l’interazione tra i geni – e l’ambiente esterno, l’epigenetica.»