«Per Morozov, nella narrazione attuale, il cittadino che era persona degna di diritti è stato trasformato in un fruitore di servizi che ottiene in cambio del pagamento delle tasse. Una riconfigurazione del concetto di cittadinanza può partire dal contesto della politica cittadina, sostiene Morozov che con Francesca Bria, assessore all’Innovazione a Barcellona, ha scritto Ripensare la smart city».
Luca De Biase analizza l’intervento di Evgeny Morozov al Festival della Comunicazione di Camogli ed esorta a tentare vie alternative all’attuale utilizzo del digitale.
L’aggettivo “smart” è la quintessenza dell’era digitale in cui viviamo, che ha promesso così tanto ma mantenuto così poco. Tutto sembra essere “intelligente”, dagli spazzolini da denti fino alle città, quelle smart cities che nell’ultimo decennio hanno conquistato l’immaginario collettivo e plasmato il lavoro di urbanisti, funzionari, politici e interi settori industriali. Sono però molte anche le critiche: lo scollegamento con i problemi reali della gente, la ricerca tecnocratica del dominio sulla nostra vita urbana, l’ossessione per la sorveglianza e il controllo. Non ultima l’incapacità di pensare a strategie che mettano i cittadini – non le aziende o gli urbanisti – al centro del processo di sviluppo. Questo saggio analizza alcune delle critiche alle smart cities, e studia le connessioni tra le infrastrutture digitali che hanno riplasmato il paesaggio tecnologico delle città e i programmi politici ed economici che queste hanno intrapreso o potrebbero intraprendere a breve.