"Quel che non ha nome", Piedad Bonnett
Piedad Bonnett

Quel che non ha nome

Traduzione di Alberto Bile Spadaccini
Narrativa
Pubblicazione: 8 maggio 2024
Euro: 14,00
Pagine: 128
ISBN: 9791254501061

Daniel Segura ha ventotto anni quando si arrende ai propri demoni e si lancia dal tetto di un edificio di New York, dove frequenta un master in arte alla Columbia University. La madre, la poetessa e drammaturga colombiana Piedad Bonnett, elabora la tragicità del lutto ricostruendo la vita di Daniel, il percorso della sua malattia mentale e infine il suicidio attraverso libri, ricordi e testimonianze, ma anche attraverso le lettere, i diari e le sue opere. Seguiamo così Daniel bambino, poi adolescente e infine giovane tormentato tra Bogotá e New York, prima e dopo l’arrivo dei disturbi che ne invaderanno corpo e mente. Le parole cercate con urgenza da Bonnett – le sue e quelle di altri scrittori, come Javier Marías, Nabokov, Rafael Cadenas, Jean Améry e Annie Ernaux – provano a esprimere un dolore che va oltre i confini del dicibile. Il desiderio è quello di non far soccombere Daniel alla staticità della foto ricordo, e di dargli movimento. «Ho provato a dare alla tua vita, alla tua morte e alla mia pena un senso. Altri innalzano monumenti, incidono lapidi. Io ti ho di nuovo partorito, con lo stesso dolore, per farti vivere un altro po’, per non farti sparire dalla memoria. E l’ho fatto con le parole, perché loro, che sono mobili, che parlano sempre in modo diverso, non pietrificano, non fanno le veci di una tomba. Sono il poco sangue che posso darti, che posso darmi.»

«Il libro di Piedad Bonnett è sconvolgente, magnifico. La vita ridata a Daniel, attraverso la scrittura, ha qualcosa di luminoso, la grandezza della pietà.» Annie Ernaux
«Vita, morte e letteratura si mescolano in modo drammatico in questa straordinaria testimonianza in cui Piedad Bonnett riversa la sua verità più intima e la sua abilità creativa.» Mario Vargas Llosa

«Quasi per consolarlo, o forse per consolare me, ci sono giorni in cui rievoco l’immagine di mio figlio, per abbracciarlo, per dargli un bacio sulla fronte, per accarezzargli la testa come ho fatto tutte le volte che ho potuto. Per dirgli nell’orecchio che la sua è stata una scelta legittima, che è meglio la morte rispetto a una vita indegna, condizionata dalla spaventosa consapevolezza che l’io, che è tutto quel che siamo, è abitato da un altro.» Piedad Bonnett