Codice Edizioni - Nuova grafica Limiteazero

La nuova grafica di Codice Edizioni

 Header nuova grafica Codice

 

Caro Lettore,

sono quasi dieci anni che abbiamo iniziato le pubblicazioni della nostra casa editrice, con il preciso intento di rinnovare una tradizione editoriale di impegno e scoperta, di innovazione e solidarietà culturale. Un impegno che portasse le molte voci nuove della saggistica verso lettori attenti e curiosi, che sono diventati in questi anni sempre più numerosi, amici e complici del percorso che abbiamo voluto intraprendere. La nostra immagine è stata caratterizzata da un approccio Vittorio Borigoroso ma al tempo stesso curioso, improntato a uno stile che fosse riconoscibile e insieme nuovo.

Da questo momento in poi ci presentiamo con una nuova veste grafica e un nuovo impianto tipografico, consapevoli che l’allargamento tematico che sta caratterizzando la produzione di Codice Edizioni debba essere accompagnato da una sempre maggiore forza del segno grafico, distintivo e identitario, che richiami con forza la natura stessa del libro e la sua tradizione nell’epoca del 2.0.

Perché per noi anche l’oggetto libro deve essere una narrazione: della sua unicità, del suo valore materiale, della sua bellezza.

La costruzione della nuova immagine che abbiamo scelto vuole interpretare proprio il tempo che viviamo: formule matematiche (algoritmi) che si trasformano e diventano valore estetico sempre cangiante.

Quindi una scelta non contro il digitale ma con il digitale, che vuole allargare il numero dei lettori il cui interesse fondamentale sia quello di conoscere, appassionarsi, stupirsi di fronte ai grandi cambiamenti del nostro pensiero e della nostra fantasia.

E sono particolarmente felice che a segnare questo passaggio siano due libri così intensamente contemporanei come Da qui all’infinito di Martin Rees e La stanza intelligente di David Weinberger, intelligenti incroci tra scienza, tecnologia, cultura e vita quotidiana.

 

Con i miei più cari auguri di buona lettura,

Vittorio Bo, fondatore e presidente di Codice Edizioni

 

Martin Rees

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Qui alcune domande a Paolo Rigamonti, direttore creativo di Limiteazero, che ha curato la nuova grafica:

 

  •     Qual è la sfida principale rappresentata da questo nuovo tipo di grafica?

Non parlerei di sfida, ma di scommessa. Ed è quella di riuscire a restituire, attraverso la grafica, il carattere forte e distintivo di Codice Edizioni, ottenendo un’interessante varietà all’interno delle micro-variazioni del pattern e delle scelte cromatiche. In effetti questo è forse il punto più importante: costruire un’identità visiva di Codice che prescinda dal contenuto del singolo libro e si declini invece secondo un “codice” proprio, secondo un percorso di sperimentazione e variazione che si accompagna a quello del contenuto, e lo contiene, pur non essendone dipendente.
Siamo consapevoli del momento difficile vissuto dall’editoria e, proprio per questo, abbiamo pensato a un qualcosa che si concentri sugli aspetti di qualità dell’oggetto libro, dedicando una particolare cura non solo alla grafica, ma anche alla tecnica di stampa, alla qualità dei materiali, per proporre bei libri che si riapproprino della loro identità di oggetti, con una veste preziosa, curata e speciale.

 

 

  •     A chi potrà piacere? E a chi invece non piacerà?

Ovviamente, se da una parte vorremmo che raccogliesse il consenso di tutti, dall’altra siamo consci che la grafica è al servizio del libro. Non vorremmo nemmeno che troppa attenzione si concentrasse sulla grafica in sé. La proposta editoriale di Codice è di una qualità talmente evidente da non necessitare di una grafica “urlata”. Per questo abbiamo proposto una strada di questo tipo, proprio perché crediamo che i lettori che apprezzano la qualità dei titoli Codice possano apprezzare questa veste di elegante “understatement”, che tende a proporsi con un carattere proprio ma senza enfatizzare i singoli titoli.
Abbiamo voluto esprimere la vocazione innovativa di Codice con l’adozione di un linguaggio “elettronico” (un codice, appunto) ma, nel contempo, abbiamo cercato di mediare il possibile effetto asettico dell’algoritmo con una selezione cromatica e una consistenza tattile che riportano invece alla migliore tradizione libraria di qualità.
Non saprei quindi rispondere alla domanda, mi farebbe piacere pensare che possa essere apprezzata dal lettore più attento, in grado di decifrare il lavoro svolto, ma di poter anche contare su una semplice empatia istintiva.

 

 

  •   Secondo lei qual è il rapporto che esiste tra un libro e la sua copertina?

Non penso ci sia una regola, credo dipenda molto dall’identità dell’editore e da scelte di marketing. Nella vastità dell’offerta editoriale possiamo trovare atteggiamenti molto diversi fra loro, e ognuno è pensato per un tipo di lettore, con le sue preferenze e con un suo modello di riferimento percettivo dell’oggetto libro, con il proprio codice visivo e di riconoscibilità. Ribadisco la mia convinzione che sia il peso dell’offerta editoriale a fare la differenza. Quando il valore contenutistico c’è, e quando questo è consolidato da un’offerta editoriale conosciuta, allora la copertina ha il compito di comunicare questo valore come un vetro, come un diaframma epidermico da cui traspare l’interno. Non ha bisogno di occuparsi del contenuto specifico, deve solo vestire con eleganza e discrezione questo valore intrinseco.

 

 

  • Che cosa ha considerato per coniugare la riconoscibilità di una casa editrice come Codice e la versatilità dei testi sempre all’avanguardia che compongono il catalogo?

Direi che è stato proprio il carattere innovativo della proposta dei contenuti di Codice, come dicevo prima, a convincerci che si potesse osare con un atteggiamento più sperimentale, che provasse a coniugare un linguaggio molto all’avanguardia con un “look and feel” che ne sottolineasse però le radici, nella migliore tradizione editoriale.
Abbiamo proposto un lavoro di computer-generated graphic, lavorando ad un processo di addomesticazione dell’estetica del calcolo computazionale, proprio per provare a declinare in un modello estetico la caratteristica dell’editore di coniugare i temi della complessità contemporanea con il mondo della cultura e della divulgazione scientifica.
Proprio questa versatilità, e il ruolo di proposta d’avanguardia di Codice, ci sono sembrati adatti a essere rappresentati come un processo di continua trasformazione ed evoluzione, a prescindere dal singolo contenuto. La nostra proposta tende a proporre a Codice di condividere la genesi di una sorta di opera in continuo mutamento, che cresce e si modifica nel tempo, declinando se stessa quale immagine riflessa del modello culturale proposto dall’editore. In questo senso direi che possiamo vedere nel progetto il tentativo di coniugare valenze che hanno a che fare con i concetti di tecnologia, scienza, arte, cultura, estetica, ma anche un contenitore aperto alle trasformazioni e integrazioni a venire del Codice-pensiero. Proprio come una sorta di entità bio/tecnologia che si modella, si modica, si evolve.

 

Nuova grafica Codice bis

 

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