Il delitto del cervello

La lotteria genetica ha un ruolo più importante di quello che pensavamo – Intervista ad Andrea Lavazza e Luca Sammicheli

«Due recenti casi hanno choccato l’opinione pubblica internazionale. Negli Stati Uniti, baby sitter fino ad allora irreprensibili hanno ucciso i bambini a loro affidati. Un episodio è avvenuto a New York, l’altro nei pressi di Chicago. La responsabile di quest’ultimo delitto ha detto agli inquirenti di aver sentito alcune voci demoniache che le ordinavano di sopprimere i due piccoli, uno dei quali era suo figlio. Sicuramente, data questa descrizione dell’imputata, i difensori chiederanno di dichiararla insana di mente, quindi incapace di intendere e di volere. Di fronte a un fatto così atroce, siamo, com’è ovvio, combattuti tra il desiderio di una punizione rigorosa per chi ha tolto la vita a creature innocenti e la compassione per una donna che ha soppresso anche il proprio bimbo in quello che appare un vero delirio. Chi ucciderebbe il proprio figlio di pochi anni a sangue freddo? Eppure questi casi accadono. E se le voci di esseri demoniaci fossero un’invenzione per simulare una sindrome paranoide o schizofrenica ed evitare il carcere?»

Questa è una dichiarazione rilasciata pochi giorni fa da Andrea Lavazza, studioso di scienze cognitive e neuroetica, e Luca Sammicheli, psicologo forense (con due lauree: una in psicologia e l’altra in giurisprudenza) e docente di neuropsicologia forense all’Università di Bologna.

Insieme hanno pubblicato con noi “Il delitto del cervello”, uscito in primavera. Abbiamo fatto loro alcune domande sul libro e sulle nuove frontiere del diritto.

Qui una breve presentazione del testo (per leggere la scheda completa, cliccare sulla copertina). Di seguito, l’intervista agli autori.

 

 

«In un senso siamo certamente uguali, tutti membri della specie Homo sapiens sapiens, e in un altro senso, noto e banale, siamo diversi l’uno dall’altro per gusti, percorsi di vita, scelte, valori. […] Ma forse oggi scopriamo che siamo irrimediabilmente diversi in dotazioni naturali, che la lotteria genetica ha un ruolo più importante di quello che pensavamo».

“Il delitto del cervello”, Andrea Lavazza, Luca Sammicheli

 

 

 

  • Vi siete inoltrati in un campo totalmente nuovo, che combina il diritto e le neuroscienze, i casi giudiziari e la ricerca scientifica. Che frontiera si apre?

Andrea Lavazza: Sappiamo sempre di più del nostro cervello, cambia progressivamente anche l’immagine che abbiamo di noi e dei nostri simili: il diritto non poteva restare immune da queste trasformazioni. L’uomo descritto dal codice penale è antico? Le neuroscienze faranno modificare molte sentenze? Sono queste le domande radicali che cerchiamo di affrontare. Ma, per ora, le risposte non sono necessariamente rivoluzionarie. Certo, abbiamo varcato una soglia affascinante e delicata.

Luca Sammicheli: Per quanto mi riguarda l’ispirazione iniziale al lavoro è venuta proprio nel corso dell’attività professionale come perito nei tribunali. Mi aveva infatti colpito come il processo (e il diritto prima) potesse diventare il luogo della istituzionalizzazione dei saperi. Nel nostro caso riguardava le neuroscienze: un paradigma nuovo – e per certi versi anche in conflitto con altri – si presentava al diritto anche in cerca di un suo riconoscimento “ufficiale”. Ponendo quindi dei problemi tra un diritto futuro, basato su un nuovo paradigma, e un diritto passato, fondato invece su un paradigma (da alcuni) ritenuto superato. Insomma un affascinante incrocio tra diritto e filosofia della scienza.

 

  • Quali sono i delitti che sono già stati toccati dall’arrivo della neuroscienza in aula?

Andrea Lavazza: In Italia vi sono stati due casi assai controversi e giù oggetto di studio approfondito. A Trieste,un immigrato maghrebino ha ucciso un altro straniero che riteneva l’avesse insolentito per strada. Le innovative perizie utilizzate hanno mostrato che, oltre a problemi psichiatrici evidenziati direttamente dalle neuroimmagini, l’imputato presenta un profilo cromosomico che lo espone a un rischio di sviluppare comportamenti violenti più alto della media. Anche su queste basi, la corte d’appello lo ha dichiarato seminfermo di mente e gli ha ridotto la pena. Si è subito parlato, a torto, del gene dell’omicidio. Ed è montata una forte polemica, che dice quanto può essere importante il contributo delle nuove scienze del cervello. L’altro caso lo lascio a Luca.

Luca Sammicheli:  L’altro caso recente di giurisprudenza neuroscientifica è quello di Como. Il procedimento riguardava una giovane donna accusata di vari delitti tra i quali il più grave era l’omicidio della sorella. Anche in questo secondo processo il tema centrale di decisione era relativo alla imputabilità e anche in questo caso il giudice, tra le diverse letture peritali, ha preferito quella realizzata con l’aggiunta di metodologie di indagine di carattere neuroscientifico. Nella vicenda di Como, tuttavia, forse con maggiore precisione rispetto a quella di Trieste, il giudice ha dato un particolare peso al valore aggiuntivo e non esclusivo delle metodologie neuroscientifiche rispetto a quelle della clinica classica.

 

  • Il libro è a quattro mani, ciascuno di voi ha una formazione e una specializzazione diversa. Come avete superato le barriere disciplinari? Avete mai avuto divergenze difficili da comporre nella scrittura?

Andrea Lavazza: Non è stato un lavoro breve. Viene da molti anni di studio, di documentazione, di discussione e di altri lavori scritti insieme. Abbiamo competenze in parte diverse, ma siamo in sintonia su molte tesi di fondo. Non abbiamo avuto discussioni particolari, ma certo su alcuni passaggi nessuno, elegantemente, voleva cedere il punto. Così, uno mandava all’altro una versione modificata di quella frase e l’altro la rispediva indietro, ripristinando il testo precedente. Alla fine, comunque, si trova quasi sempre il miglior compromesso.

Luca Sammicheli: Compromesso utile. Nel senso che, effettivamente, il lavoro di reciproco rimbalzo a cui accennava Andrea, alla fine produceva un risultato migliore della prima versione “individuale”. E per quanto riguarda la diversa formazione, questa è proprio alla base del lavoro: io personalmente, solo con la mia, non sarei stato in grado di scriverlo.

 

  • Quali sono i temi più controversi nel nuovo campo del neurodiritto e in quello confinante, o in parte sovrapposto, della neuroetica?

Andrea Lavazza: I risultati della scienza devo essere ben corroborati. Non si può rinunciare alla sapienza millenaria del diritto per l’ultimo esperimento ancora da confermare. Nello stesso tempo, non si devono fare barricate contro acquisizioni che sono preziose e possono farci progredire nella conoscenza e nell’applicazione della legge. La neuroetica è un campo straordinariamente affascinante, che deve però trovare confini e metodi propri.

Luca Sammicheli: Temi controversi ce ne sono parecchi. Ma, come accennavo prima, quello più delicato è il tema a monte che non riguarda solo le neuroscienze in sé. Ossia la questione relativa a quale possa essere la “scienza” titolata ad influire sulla disciplina dei diritti.

 

  • Che cosa non vi chiedono quasi mai e invece vorreste avere l’opportunità di dire?

Andrea Lavazza: Finora del libro si sono colti molti aspetti importanti, ma qualcuno è stato a mio avviso ancora sottovalutato. Ad esempio, il rischio che descrivere l’essere umano solo attraverso la conoscenza che ci danno le neuroscienze possa condurre a forme di discriminazione, sia nel diritto sia nella società in generale. E poi la nostra posizione si sforza di essere “moderata”, mentre qualcuno ci considera alfieri di una rivoluzione giuridica ispirata alla scienza.

Luca Sammicheli: Sì, confermo quanto dice Andrea. Ho trovato buffo che un libro che forse potrebbe essere considerato troppo “moderato” dai neuroscienziati più radicali, sia stato spesso presentato come vicino a posizioni (giuridicamente) rivoluzionarie. Ma forse questo fa parte dei nostri tempi.

 

Ne approfittiamo per ricordarvi un appuntamento: martedì 27 novembre, alle ore 18.30, presso la libreria Assaggi di via degli Etruschi a Roma, Andrea Lavazza e Luca Sammicheli presenteranno “Il delitto del cervello”. Interverranno Vittorio Macioce e Alberto Oliverio.

 

 

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