Maria Montessori

Italia paese d’inventori – Intervista a Vittorio Marchis

Continuano le nostre interviste agli autori Codice.

Vittorio MarchisOggi abbiamo intervistato Vittorio Marchis, professore di Storia della tecnologia, Storia dell’industria italiana e Storia della cultura materiale al Politecnico di Torino, di cui dirige anche il Centro Museo e di Documentazione Storica. Ha scritto centinaia di articoli scientifici e numerosi libri, è autore e conduttore di programmi radiofonici su RaiRadio3, e da qualche anno propone le sue Autopsie di macchine (lavatrici, biciclette, macchine da scrivere, aspirapolvere, telescopi etc.), spettacoli che raccontano con un taglio originale il rapporto tra l’uomo e la tecnica. Tiene inoltre numerosi blog, cui si può accedere dal sito vittoriomarchis.it.

 

Per noi ha scritto 150 (anni di) invenzioni italiane, libro che racconta la storia del nostro Paese seguendo quella dei brevetti depositati dagli inventori italiani presso il Patent Office degli Stati Uniti.

 

Volevamo saperne di più su com’è nata questa sua grande passione per le invenzioni e gli inventori, e volevamo anche scoprire qualcosa sugli uomini raccontati in questo libro, sulle loro storie, sulla loro vita. Qui di seguito le nostre domande e le sue risposte:

 

  • Ci racconta l’invenzione numero centocinquantuno? Un’invenzione a Lei cara, che però non ha trovato posto nel libro?

L’invenzione che manca nel mio libro e che inserirei in ogni modo in una sua prossima edizione è un gioco didattico per insegnare la geometria brevettato da Maria Montessori: perché l’inventore è una donna, perché è destinato ai più giovani, perché è in fondo un gioco.

Si tratta dal brevetto di “Figure geometriche a incastro per scopi didattici”, US Patent n. 1173298 del 29 febbraio 1916 (cosa ancora più speciale perché è appunto un giorno che ricorre solo ogni quattro anni): con questo “gioco” si imparavano facilmente le regole per calcolare l’area di triangoli e trapezi. Perché il vero apprendimento deve divertire. Due anni prima sempre al Patent Office americano Maria Montessori aveva brevettato un “Educational device” per riconoscere forme geometriche e lettere dell’alfabeto.

Maria Montessori - Brevetto

  • Qual è la storia più singolare tra quelle degli inventori raccontati in “150 (anni di) invenzioni italiane”?

Forse la storia più singolare, quella che più mi commuove (tra le tante) è quella di Onofrio Abruzzo che va via dalla sua Sicilia nel 1861 per non prestare il servizio militare nel neonato Regno d’Italia, che si reca a New York dove frequenterà la Columbia University, che brevetta una macchina per volare assolutamente folle, ma che al termine della sua vita si ricorda della sua terra e lascia tutto per costruire un ospedale a Santa Margherita di Belice.

 

  • L’Italia, si sa, è un Paese di santi, eroi, poeti e navigatori. Anche di inventori però, come Lei ci dice molto bene nel Suo libro. Avendo scritto la storia di tanti di loro, riuscirebbe a tracciare un ritratto dell’inventore-tipo? A dirci quali sono i tratti comuni che ha riscontrato in uomini sì tanto diversi, ma accomunati dal talento per l’invenzione?

Non esiste un inventore tipo perché l’inventore può essere povero o ricco, intelligente o dissennato, istruito o persino illetterato, del Nord come del Sud. L’unica cosa che accomuna tutti gli inventori (almeno quelli che ho ricordato nel mio libro) è il loro senso delle cose, la loro tensione essenziale per migliorare il mondo (e magari per guadagnarci qualcosa).

 

  • Leggendo il Suo libro scopriamo che siamo stati noi italiani a brevettare l’ombrello a scatto, il tacco a spillo, la macchina da scrivere, e persino una specie di lampone. Qual è l’invenzione geniale che ci manca, e che Si augura possiamo essere proprio noi a scoprire in futuro?

L’invenzione che ci manca è quella di un sistema che in momenti di cambi climatici così tragici ci faccia sprecare meno acqua, in modo che sempre più sia possibile per tutti di godere di questo bene comune.

 

  • Di solito l’ultima cosa che chiediamo ai nostri autori è: “Se Le va, si faccia una domanda (a sua scelta) e Si dia una risposta”.

Qual è il prossimo libro che vorrebbe scrivere?

Un libro che al tempo stesso sia e non sia un romanzo, che mescoli fiction e realtà, ma soprattutto che mi piacerebbe uscisse da Codice.

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