– Nuove uscite –
Narrativa: Esercizio di obbedienza di Sarah Bernstein
Dal 4 settembre in libreria e in e-book Esercizio di obbedienza di Sarah Bernstein.
«Uno dei capitoli di Surely You’re Joking, Mr. Feynman! è intitolato “L’altro errore di Alfred Nobel. Il primo è la dinamite, naturalmente, e il secondo sarebbe il premio Nobel. Quando lo lessi per la prima volta, fui un po’ esasperato dal tono lagnoso di Feynman: di certo esser nominati premi Nobel porta con sé anche molte sciocchezze, ma è comunque un grandissimo onore, e, soprattutto, rende un grande servizio alla scienza dando risalto a un ottimo lavoro.
In questi giorni, mentre divento sempre più saggio e lamentoso a mia volta, sto arrivando a capire il punto di vista di Feynman. Credo ancora che a conti fatti i premi siano una cosa molto positiva, e che di solito mettano in luce alcuni dei migliori lavori nel campo della fisica (ci sono anche miei amici carissimi, tra i vincitori!). Ma avendo scritto un libro sulla scoperta del bosone di Higgs -cosa questa che è sulla bocca di tutti come candidato naturale al Nobel, anche se non l’unica-, tutti gli aspetti più fastidiosi del processo mi sono evidenti.
Il più fastidioso, tra i vari aspetti fastidiosi è, naturalmente, la regola secondo cui il premio Nobel per la fisica (e tutti gli altri premi che non siano il Nobel per la pace) possa andare al massimo a tre persone. Questa è una cosa falsa, finta, e in totale contrasto con il modo in cui al giorno d’oggi si fa scienza. Nel mio libro allargo il merito per la scoperta del bosone di Higgs ad almeno sette persone: Philip Anderson, Francois Englert, Robert Brout (che non c’è più), Peter Higgs, Gerald Guralnik, Carl Hagen, and Tom Kibble. In un mondo sensato dividerebbero i meriti, ma nel nostro mondo abbiamo tutta una serie di interminabili e inutili dibattiti (le scommesse in questo momento sembrano puntare su Englert e Higgs, ma chi può dirlo). Per quanto posso dire, la regola del “non più di tre vincitori” non è scritta nel testamento di Alfred Nobel, ed è più che altro una tradizione che si è sviluppata negli anni. É un po’ come il rifiuto del governo: abbiamo creato delle regole, e ora stiamo soffrendo per causa loro».
Sean Carroll, Preposterousuniverse.com (per continuare a leggere quest’articolo sul blog di Sean Carroll, clicca QUI).
Sean Carroll, è ricercatore al dipartimento di Fisica del Caltech (California Institute of Technology). I suoi studi sono incentrati sulla fisica teorica e sull’astrofisica. É stato consulente scientifico degli Studios di Hollywood per numerose produzioni, come i film Thor e Tron: Legacy e la serie tv Bones. Con noi ha pubblicato La particella alla fine dell’universo. La caccia al bosone di Higgs e le nuove frontiere della fisica.
Science l’ha definita la più importante scoperta scientifica del 2012, ma quella del bosone di Higgs è prima di tutto una bellissima storia, iniziata quando, nel 1964, il fisico teorico scozzese Peter Higgs ne ipotizzò l’esistenza, creando un enigma che è stato sciolto solo dopo quasi mezzo secolo. Un’avventura scientifica e umana che ha visto impegnati migliaia di scienziati e attrezzature all’avanguardia. Un’impresa ricca di umanità, come solo le narrazioni collettive possono essere. Il segno, infine, di una svolta epocale della ricerca, perché il bosone di Higgs promette davvero di essere la particella alla fine dell’universo (noto), il ponte verso nuove frontiere della scienza. Una storia che solo un divulgatore talentuoso come Sean Carroll poteva raccontare.
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