– Nuove uscite –
Narrativa: Esercizio di obbedienza di Sarah Bernstein
Dal 4 settembre in libreria e in e-book Esercizio di obbedienza di Sarah Bernstein.
«Il professor Vittorio Marchis, ordinario di Storia della tecnologia e dell’industria al Politecnico di Torino, porta in giro per il mondo le sue lezioni spettacolo, create per affascinare grandi e piccini, esperti e neofiti. Camice bianco, studenti schierati, pubblico attento, scalpello e sega vibrante in pugno. Inizia l’autopsia. Steso sul tavolo non c’è un cadavere malconcio, ma un’aspirapolvere. Un giradischi. Una lavatrice, un telefono, una fisarmonica o un contatore della luce.
La sua prima autopsia a una macchina è del 1993, realizzata per un’installazione video parigina. Poi non si è più fermato, tanto che ad aprile terrà una lezione alla Chemical Engineering School di Cleveland per sezionare una macchina a raggi X.
«Negli ultimi dieci anni ho portato a termine centinaia di autopsie, reali in tutto e per tutto. Le macchine, come gli uomini, nascono, invecchiano e alla fine muoiono. È impensabile credere che un oggetto possa vivere per sempre. Così apro la macchina, perché la conoscenza deve essere il più possibile concreta.
Guardo quel che è rimasto nella loro pancia, in cerca delle cause della sua morte.
E così si riesce a capire anche qualche cosa in più su come hanno vissuto».
Qualche caso di morte precoce?
«Certo. Macchina o uomo, è lo stesso. Pensiamo a un’arteria che si indurisce e a una guaina che dopo essere stata troppo esposta al calore, diventa sempre più secca. Poi fragile, fino a che il filo che custodisce non si spezza. C’è la meccanica, che può rompersi, incepparsi, spezzarsi. Anche le macchine si rompono i denti e hanno l’Alzheimer. Poi c’è il calore, gli agenti esterni, che molto possono incidere sulla vita di un oggetto».
Le macchine possono guarire? Durante le autopsie si scoprono piccole riparazioni, ritocchi…
«Sono proprio i nuovi materiali a essere sempre più fragili, più simili al corpo umano. In un mondo semplice, con una dimensione artigianale, era più facile riparare gli oggetti. Ora ci sono macchine che producono altre macchine: per l’uomo inserirsi in questo processo e rimediare è impossibile. Un esempio? Si rompe la scheda che programma una moderna stufa a pellet. Non si può ricostruire. Non si aggiusta più. E così muore».
Nadia Ferrigo, La Stampa
Vittorio Marchis è autore per noi di 150 (anni di) invenzioni italiane.
Il racconto e la celebrazione della storia d’Italia attraverso i brevetti depositati dai nostri concittadini presso il Patent Office degli Stati Uniti: una scelta originale da cui emerge il ritratto di una nazione vitale, industriosa e geniale, il quadro che nessun manuale di storia potrà mai restituire.