Viaggio fino all’anima – Antonio Pascale su PHI di Giulio Tononi

Domenica - Il Sole 24 Ore

«Ho compiuto un meraviglioso viaggio onirico e a tratti sì, lisergico. Ho visto (toccato) gli anfratti cerebrali, le ombre, la luce e i colori e, incredibile, ho costruito un’idea di buio, come, attraverso quali strutture, forse, si definisce. Ho camminato sulle strade lastricate di neuroni malati, invecchiati, inutili che si consumano, muoiono inesorabilmente, e mi sono sentito demente, afflitto, disorientato. A un certo punto il mio cranio è stato diviso in due e sono diventato Ant e Onio e ho scoperto che Ant vedeva e interpretava le cose in modo diverso da Onio -com’è sottile la linea che delimita le nostre identità, le fedi, le convinzioni, le ragioni e le giustificazioni. E non è finita, sono risorto più volte e ho osservato (toccato) strane immagini coloratissime, e splendidi quadri e statue, macchine complesse. Ho assistito a discussioni civili e argute tra filosofi, biologi, fisici, artisti, pittori, scultori, inquisitori e cardinali e a pagina 236 è apparso Kafka con il suo dolore perfetto. Ho capito che che l’autore voleva farmi scoprire stati diversi di coscienza, per provare a scomporla, poi montarla, descriverla, definirla e soprattutto misurarla. Ho viaggiato nel cervello, con lo scopo di scandagliare, bene e a fondo, la coscienza. A conti fatti, per suggestione e intensità, per accumulo di immagini e qualia -e vuoi per la capacità dell’autore di dominare molti aspetti della cultura e integrare vari linguaggi- il viaggio mi ha ricordato l’installazione The Refusal of Time di William Kentridge.

Eppure sono solo pagine di carta, si tratta di un libro, PHI. Un viaggio dal cervello all’anima, di Giulio Tononi, neuroscienziato e psichiatra, uno strano libro con una solida quanto eccentrica base narrativa, e durante la lettura, più volte mi sono chiesto: chissà se l’editore vorrà portarlo allo Strega (certo è un investimento considerevole e tuttavia sarebbe una seria operazione culturale), e chissà se un regista visionario, un produttore sensibile abbia voglia di realizzare un film, un documentario, che importa il genere.

Perché il tentativo di PHI è rispondere, usando vari strumenti culturali (che uniti e integrali scavalcano, e per fortuna, il genere), alle nostre amate ma bistrattate domande: la ricerca degli universali di specie.

Non chi siamo, ma come ci siamo evoluti e come siamo arrivati fin qui, come pensiamo quello che pensiamo, gli errori, i bias e le visioni e le paure, la morte, soprattutto quella, insomma: “Ora il suo era un cervello anziano, grigi come grigi erano i suoi capelli. Che fine avrebbe fatto il suo mondo quando il suo cervello fosse stato sepolto? E quando nel cranio la luce si fosse spenta, le tenebre si sarebbero portate via anche i suoi amici, la casa, il paese? I ricordi perduti per sempre? Svanite ogni persona e ogni cosa? Tutto svanito? Se tutto nasce ed è sepolto in una qualche parte del cervello, allora quando il cervello muore l’intero universo si dissolve?”
L’uomo che cerca risposte è Galileo Galilei, ritratto all’inizio del libro, in una sorta di esperienza di premorte (forse) o un sogno confuso. Fatto sta che in questo modo conosciamo il nostro protagonista, Galileo Galilei, appunto, il viaggiatore (e nostro accompagnatore) che come in una Divina Commedia rivisitata, in compagnia di Francis Crick, di Alan Turing e Charles Darwin, cercherà di scalare il nostro cervello, dall’inferno oscuro e febbricitante dei singoli neuroni, fino al paradiso, alla ricerca della luce».

Antonio Pascale, Domenica Il Sole 14 Ore (per continuare a leggere sul Sole 24 Ore, clicca QUI).

 

tononiRomanzo-saggio potente e suggestivo, PHI regala alla teoria sulla coscienza di Giulio Tononi un’inaspettata veste narrativa. Protagonista di questo libro, in più punti ispirato alla Divina Commedia, è Galileo Galilei. L’astronomo pisano viene guidato in questo viaggio onirico prima da Francis Crick, poi da Alan Turing e infine da Charles Darwin, alla scoperta di cos’è la coscienza e di com’è generata dal cervello. Ma l’approdo finale di questa esplorazione è ancora più sorprendente delle sue premesse. Nel corso della narrazione Galileo, e con lui il lettore, scoprirà che la coscienza, da sempre considerata un mistero insondabile, appannaggio esclusivo della filosofia o mera illusione -laddove ciò che conta per la scienza è solo il brusio incessante delle cellule nervose- è in realtà la cosa più reale, più grande e più irriducibile che esista, ma non per questo non misurabile. Le sue forme sono geometriche, la sua misura un numero: PHI.

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