Un lessico democratico per il motore del cambiamento

Il manifesto

«Il lascito politico e culturale degli anni Sessanta  stato scandagliato soprattutto da chi durante quegli anni aveva fatto la scelta di stare dalla parte dei movimenti sociali e l’analisi mai indulgente verso i mutamenti, di segno opposto rispetto a quello immaginato, che sono intervenuti nella realtà italiana. É emersa una storia dei ‘vinti’ che non ha mai saputo dialogare con i movimenti che si sono affacciati sulla scena pubblica dopo il mirabile decennio. Ma accanto a questa ancora in divenire elaborazione della sconfitta si è imposta, invece, una storia dei vincitori, che ha esercitato una indubbia egemonia nell’opinione pubblica. Una delle parole più osteggiate è stata sicuramente ‘conflitto’, ritenuta foriera di legittimazione di pratiche sociali e politiche che mettevano in discussione l’assetto dei poteri economici e politici emersi nei decenni successivi.

(…) Chi assegna al ‘conflitto’ un ruolo positivo, considerandolo il motore del cambiamento, è Pierfranco Pellizzetti, docente universitario di politiche globali e autore di alcuni volumi critici del berlusconismo (Fenomenologia di Berlusconi, Manifestolibri) e del neoliberismo made in Italy (Liberista sarà lei!, Codice Edizioni). Lo fa in un saggio da poco pubblicato da Codice Edizioni, dal titolo perentorio appunto di Conflitto. Il libro, che fa parte della nuova collana Tempi Moderni della casa editrice torinese, non nasconde le sue ambizioni di fornire una chiave interpretativa dei movimenti sociali di questi ultimi anni all’interno di una cultura democratica radicale che prende congedo dalle eterogenee culture politiche del movimento operaio».

Benedetto Vecchi, Il manifesto (per continuare a leggere, scarica il PDF a lato).

 

Pierfranco Pellizzetti - Conflitto

La lotta di classe c’è stata, ma la classe operaia l’ha persa. L’Internazionale trionfa, ma è capitalista.

Marc Augè