«Lisa Signorile, esperta di genetica delle popolazioni e divulgatrice molto apprezzata e conosciuta grazie al suo blog “L’orologiaio miope“, ha scritto “Il coccodrillo come fa. La vita sessuale degli animali” (Codice Edizioni), un libro molto interessante e divertente su come funzionano il corteggiamento, gli organi sessuali e i meccanismi riproduttivi tra gli animali. Leggendo il libro si scopre che, tra le differenze enormi dovute alle migliaia di specie diverse che popolano il nostro Pianeta, ci sono comportamenti – non sempre piacevoli – affini ai nostri.
Dimensioni
Gli esseri umani sono i primati con il pene più grande. Un gorilla, il più grande tra i primati, ha un pene di circa 5 centimetri, uno scimpanzé ne ha uno che è circa il doppio di quello del gorilla. Il motivo per cui noi umani abbiamo il pene più grande è quello per cui ci siamo presi tanta briga di misurarlo (adesso, però, mettetelo via quel righello), ovvero perché nella nostra specie, fondamentalmente monogama ma con una certa tendenza alla poliginia e alla promiscuità, il pene verrebbe esibito come una coda di pavone: l’erezione prolungata (circa 30 minuti in media) di un pene grande grazie alla sola spinta idrodinamica è faticosa e chi ci riesce ha geni abbastanza buoni da assicurarsi una discendenza. […] In termini assoluti, il mammifero con il pene più grande è la balenottera azzurra, di cui è stato rinvenuto un individuo lungo 32,9 metri con un pene di 2,4 metri, il che corrisponde a un rapporto di 1:13,71; se l’altezza media degli italiani è 174 centimetri, il rapporto tra l’altezza e la lunghezza del pene è 1:13,92, quindi in termini relativi i maschi umani sono leggermente più dotati delle balenottere azzurre. Sempre in termini relativi, il mammifero più dotato è, però, l’elefante che ha un pene di circa 2 metri in erezione per un massimo di 4 metri di altezza al garrese.
Anatre, oche e cigni
L’altro grande gruppo di uccelli superdotati è quello degli anatidi (anatre, oche e cigni) che hanno bisogno di un organo intromittente per via delle abitudini sessuali spesso promiscue: in diverse specie all’estremità del fallo a forma di cavatappi c’è uno “spazzolino” che serve a pulire le vie genitali femminili dallo sperma dei concorrenti, aumentando così le probabilità di successo nella paternità dei pulcini; una specie di scovolino sessuale, insomma, che nelle anatre in media è tra i 5 e i 9 centimetri, mentre nelle oche è più ridotto. Ed è proprio tra le anatre che si ritrova il Rocco Siffredi dei vertebrati, il gobbo argentino (Oxyura vittata), di cui è stato rinvenuto un esemplare con un fallo di 42,5 centimetri, più lungo del corpo dell’animale, e per giunta ricoperto di spine lungo tutta la sua lunghezza. Le vie sessuali femminili sono corrispondentemente contorte e convolute, in modo da garantire alla femmina un minimo di controllo sulla paternità: se il maschio non imbocca la strada giusta, che si apre a sinistra nella cloaca (cosa che può accadere se il maschio ha fretta perché sta forzando l’accoppiamento), le possibilità riproduttive diminuiscono. Non efficace come uno spray al peperoncino negli occhi, ma ci si avvicina. È dimostrato, però, che nelle anatre i maschi con l’organo copulatore più lungo hanno un maggiore successo riproduttivo, il che spiega la selezione di organi tanto anomali, mentre l’ipotesi che questo venga utilizzato come una coda di pavone per impressionare la femmina è stata respinta come antropocentrica. Non è noto quanta parte di questo lunghissimo organo riproduttore venga effettivamente introdotta nella femmina».
Il Post (per continuare a leggere l’estratto -molto bello e molto lungo- sul sito del Post, clicca QUI).
Tramandare i propri geni è da sempre la massima (spesso inconsapevole) aspirazione di ogni essere vivente. Non potrebbe essere altrimenti: nell’ultimo mezzo miliardo di anni chi non ha dedicato le proprie energie a riprodursi semplicemente non si è riprodotto e si è estinto. Noi discendiamo, invece, da chi i suoi geni ha voluto tramandarli, e a tutti i costi. L’evoluzione ha affinato questa tendenza e l’ha resa una spinta irrefrenabile nonché una macchina (quasi) perfetta, sviluppando stratagemmi incredibili e fantasiosi nel comportamento e nell’anatomia degli animali. Con la grazia, il rigore scientifico e lo humour cui ci ha abituato con L’orologiaio miope, Lisa Signorile ci regala una carrellata dei più bizzarri meccanismi riproduttivi sviluppati da pesci, anfibi, rettili, uccelli… e naturalmente dai mammiferi.
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