«I viaggi nel tempo sono diventati una maionese di sogni, teorie, paradossi, possibilità. Al punto di suscitare un senso di vertigine in chiunque avvicini un tema così complesso e contraddittorio. Vertigine simile a quella che vuole farci provare Viaggi nel tempo di James Gleick: questo saggio scritto con piglio da romanziere ci costringe a una corsa continua tra letteratura e scienza, tra tecnologia e cinema, dalle fantasie vittoriane di Wells fino alle controverse – e adrenaliniche – teorie di Stephen Hawking. Il quale – spiega Gleick – “non ha affatto escluso l’ipotesi di spostarsi dalla nostra epoca a una di là da venire. Ha lasciato una porta aperta”. E infatti questo libro, tanto maneggevole quanto densissimo di notizie e personaggi, spalanca di colpo e chiude altrettanto repentinamente porte sulla domanda chiave: si può o non si può viaggiare nel tempo? E se sì, a che prezzo?».
Gli scrittori e il cinema ne hanno fatto un vero e proprio genere; i filosofi ci si sono spaccati la testa; la scienza li ha studiati. La possibilità che la direzione del tempo possa essere “aggiunto è diventata così una vera e propria icona della cultura popolare (e non solo) del Novecento. Tutto è iniziato nel 1895, con “La macchina del tempo” di H.G. Wells, e da allora, passando per Robert Heinlein e Philip K. Dick, ma anche Proust, Scott Fitzgerald, Kurt Gödel e Einstein, fino a “Dr Who”, “Terminator” e Woody Allen, i viaggi nel tempo non sono mai finiti. James Gleick ci accompagna in un’esplorazione che attraversa continuamente il sottile confine tra science fiction e fisica, e ci regala un affascinante affresco in cui si mescolano letteratura, cinema, filosofia e scienza.
«Un parco giochi pieno di attrazioni, che Gleick descrive con una passione contagiosa». The Wall Street Journal