Piero Bianucci in un articolo dedicato alla ricerca di vita intelligente nell’universo da parte dell’Istituto S.E.T.I (Search for Extra Terrestrial Intelligence), racconta Uno strano silenzio di Paul Davies, responsabile del S.E.T.I. Post-Detection Taskgroup, organismo incaricato di decidere cosa fare se dovessimo scoprire una civiltà aliena.
Nel suo ultimo libro, Uno strano silenzio, Davies fa un discorso interessante: quello del Grande Filtro. Se è vero che la vita si sviluppa in modo spontaneo dove esistono condizioni adatte, perché mai la vita intelligente è così rara come il silenzio dell’universo suggerisce? Le spiegazioni possono essere due. Noi abbiamo una civiltà tecnologica che usa i segnali radio da appena un secolo, mentre la vita terrestre ha 3,5 miliardi di anni. O c’è un Grande Filtro nel passato che rende estremamente improbabile il sorgere della vita e quindi siamo davvero unici nell’«universo osservabile». O c’è un Grande Filtro nel nostro immediato futuro: cioè le civiltà intelligenti hanno vita brevissima perché si autodistruggono, come accadrebbe a noi se pre qualche sciagurato motivo scoppiasse una guerra nucleare globale. Dovremmo quindi augurarci che il Grande Filtro sia alle nostre spalle, cioè che la vita sia una eccezione, cioè che E.T. non esista.