L’homepage di Repubblica.it per La scienza dal giocattolaio di Davide Coero Borga.
Eccone un estratto:
«Nati come semplici giocattoli, nascondono in realtà i segreti del nostro futuro. Perché chi da bambino sceglie un mattoncino Lego o una pista Polistil, ha già gettato le basi per la sua professione di domani. “Il futuro entra in noi molto prima che accada”, diceva Rainer Maria Rilke. Per accorgersene, basta guardare i trentuno giocattoli più famosi al mondo e scoprire come nascondano storie per niente casuali. A raccontare di aquiloni, hula hoop, Transformers e Barbie è il “giocattolaio 2.0” Davide Coero Borga, disegnatore di giochi di scienza e collaboratore di musei che nel libro La scienza dal giocattolaio (Codice Edizioni, 224 pagine, 24,90 euro) spiega come i passatempi da bambini influenzino i mestieri da adulti. E, anche, come il mondo scientifico si serva sempre più dei giochi per le proprie attività e ricerche. È il caso dei Lego, utilizzati dalla Nasa per simulare il movimento di rover come Curiosity atterrato quest’estate su Marte o per sviluppare processi d’intelligenza artificiale nei dipartimenti di robotica».
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Il gioco che avrei voluto inventare io? I Lego. Si costruiva e ricostruiva qualcosa seguendo un progetto. Se ne afferravano i principi costruttivi. Si inventava con criterio. Quelle confezioni di mattoncini erano uno strumento potente: avevano spartiti fitti e rigorosi, ti insegnavano a eseguire un pezzo, per poi lasciarti improvvisare con quello che avevi a disposizione. Giocattoli jazz, per gli inventori di domani.
Davide Coero Borga
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