Se la morale è come una farfalla

Il Secolo XIX

«Dove ha origine la morale? Ci sono due risposte ovvie a questa domanda: si tratta del famoso binomio nature/nurture, ossia natura ed educazione. Se optate per la natura, siete innatisti: ritenete che la conoscenza morale sia innata nella mente. Ce l’abbiamo di default, forse scritta da Dio nel nostro cuore (come dice la Bibbia) o insita nei nostri sentimenti morali evoluti (come sostiene Darwin). Se invece pensate che la conoscenza morale sia il frutto dell’educazione, allora siete empiristi: credete che alla nascita i bambini siano più o meno delle lavagne vuote (come ha detto Locke). Se la morale cambia nello spazio e nel tempo, allora come può essere innata? Qualunque sia il senso della morale che abbiamo da adulti dobbiamo averlo appreso durante l’infanzia dall’esperienza, concetto vasto che include gli adulti che ci dicono che cosa è giusto e che cosa è sbagliato […]

Ma in realtà si tratta di una falsa scelta. Nel 1987 la psicologia morale si concentrava perlopiù su una terza risposta: il razionalismo, che dice che i bambini stabiliscono la morale da sé. Jean Piaget, il più grande psicologo dell’età evolutiva di tutti i tempi, intraprese la carriera di zoologo studiando molluschi e insetti della natia Svizzera. Era affascinato dagli stadi che gli animali attraversavano mentre si trasformano , per esempio, da bruchi in farfalle. In seguito rivolse la propria attenzione ai bambini, e portò con sé il proprio interesse per gli stadi di sviluppo. Piaget voleva capire come la straordinaria raffinatezza del pensiero adulto (una farfalla cognitiva) emerga dalle capacità limitate dei bambini piccoli (modesti bruchi). Piaget si concentrò sui tipi di errori che commettono i bambini. Per esempio, metteva nell’acqua in due bicchieri identici e domandava se i bicchieri contenessero la stessa quantità d’acqua (sì). Poi versava il contenuto di uno dei bicchieri in un altro bicchiere alto e stretto, e chiedeva ai bambini di confrontare questo nuovo bicchiere con quello che non era stato toccato. I bambini con meno di sei o sette anni di solito dicono che il bicchiere alto e stretto adesso contiene più acqua, perché il livello è più alto; non capiscono che il volume totale di acqua si conserva quando passa da un bicchiere all’altro. Piaget scoprì inoltre che è inutile che gli adulti spieghino ai piccoli il concetto di conservazione del volume: i bambini non lo capiscono finché non raggiungono un’età (e uno stadio cognitivo) in cui la loro mente è pronta per recepire la lezione. E quando sono pronti ci arrivano da sé, semplicemente giocando con delle tazze d’acqua. In poche parole, la comprensione del concetto di conservazione del volume non sarebbe né innata né appresa attraverso l’insegnamento degli adulti. I bambini capiscono da sé, ma solo quando la loro mente è pronta e ricevono i giusti tipi di esperienze».

Un estratto da Menti tribali di Jonathan Haidt, pubblicato dal Secolo XIX (per continuare a legggere, scarica il PDF a lato).

 

Jonathan Haidt - Menti tribaliDa vent’anni Jonathan Haidt, psicologo morale e filosofo, indaga i meccanismi profondi che regolano la nostra esistenza, le decisioni che prendiamo, i valori che crediamo universali, che condividiamo o che rifiutiamo. Il giudizio morale è secondo Haidt la bussola che, dalle piccole scelte quotidiane ai grandi temi della politica e della religione, orienta la tendenza naturale dell’uomo a riunirsi in tribù e a dividersi su ciò che si ritiene essere giusto o sbagliato. Menti tribali, arrivato ai vertici della classifica del New York Times, è un libro che propone una via alla convivenza e al dialogo, partendo dalla comprensione dei processi biologici ancestrali da cui nasce la nostra ricerca del bene.

Acquista il libro subito su IBS o Amazon.