«”Non ho alcun dubbio che, da qui a fine secolo, qualcuno sperimenterà con successo la clonazione riproduttiva di un essere umano”, assicura Philip Ball. Un traguardo scientifico che fa venire la pelle d’oca a un sacco di gente, “ma del quale non si capisce ancora la vera utilità”. Semmai, “un’altra tecnologia diventerà realtà: il miglioramento genetico degli esseri umani. Che, pur avendo straordinarie implicazioni, già da solo comporta domande etiche molto serie”.
Philip Ball è un divulgatore scientifico inglese. Due anni fa ha scritto Unnatural, un libro (la cui versione italiana esce per Codice Edizioni) che ripercorre la storia dell’avversità, per non dire la ripugnanza, con la quale vengono accolte la scienza e la fantascienza della riproduzione artificiale. «Quel che ho scoperto – racconta Ball, raggiunto al telefono nella sua abitazione londinese – è che culture lontane non provavano altrettanto disgusto per queste cose, forse incoraggiate da miti e leggende». Poi, forse con l’inquietante «Frankenstein» di Mary Shelley e il distopico Brave new world di Aldous Huxley, la prospettiva è cambiata.
A più riprese, le Nazioni Unite hanno cercato di arrivare a una dichiarazione universale contro la clonazione. Ma l’unico trattato sul tema è stato ratificato da pochi paesi del mondo. Oppure, basta prendere l’Europa: le legislazioni in materia riproduttiva sono enormemente diverse fra loro (e quelle italiane sono fra le più restrittive in assoluto). “Questo è inevitabile – risponde Ball – anzi, è impensabile che un giorno si arrivi a una dichiarazione universale: ogni paese avrà sempre una diversa posizione etica, sotto l’influenza delle diverse religioni”».
Marco Magrini,
Nòva24 –
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É possibile “costruire” un essere umano? Questa domanda provocatoria ha portato nel corso dei secoli a risposte come l’omuncolo di Paracelso, il Golem, o il Frankenstein di Mary Shlly. Nonostante la creazione artificiale dell’essere umano sia un atto innaturale, da sempre tacciato di empietà, questi viaggi dell’immaginazione sono stati di fatto fondanti per la nostra cultura, e hanno dato voce alla paura dell’ignoto.