Premio Letterario Merck: annunciati i finalisti della 16a edizione

comunicatostampa.org

«La giuria del Premio Letterario Merck, riconoscimento promosso da Merck, azienda leader in ambito scientifico e tecnologico, e dedicato a opere di saggistica e narrativa che sviluppino un confronto e un intreccio tra scienza e letteratura, è lieta di comunicare i titoli e gli autori delle opere finaliste della 16a Edizione. Tra i tre finalisti, Viaggi nel tempo di James Gleick. (…) Le opere sono state selezionate tra gli oltre 50 volumi candidati per aver risposto al meglio agli obiettivi del Premio: i tre autori hanno infatti saputo attivare un meccanismo di reciproca contaminazione, al fine di consentire alla letteratura di confrontarsi con le nuove frontiere della ricerca scientifica e alla scienza di avere una circolazione più vasta rispetto agli attuali ambiti, riaccostando tra loro due delle più importanti forme dell’espressione umana».

Viaggi nel tempo di James Gleick è tra i finalisti del Premio Letterario Merck!

Clicca qui per leggere il comunicato di Rosa Murgolo pubblicato su comunicatostampa.org.

Gli scrittori e il cinema ne hanno fatto un vero e proprio genere; i filosofi ci si sono spaccati la testa; la scienza li ha studiati. La possibilità che la direzione del tempo possa essere “aggiunto è diventata così una vera e propria icona della cultura popolare (e non solo) del Novecento. Tutto è iniziato nel 1895, con “La macchina del tempo” di H.G. Wells, e da allora, passando per Robert Heinlein e Philip K. Dick, ma anche Proust, Scott Fitzgerald, Kurt Gödel e Einstein, fino a “Dr Who”, “Terminator” e Woody Allen, i viaggi nel tempo non sono mai finiti. James Gleick ci accompagna in un’esplorazione che attraversa continuamente il sottile confine tra science fiction e fisica, e ci regala un affascinante affresco in cui si mescolano letteratura, cinema, filosofia e scienza.

«Un parco giochi pieno di attrazioni, che Gleick descrive con una passione contagiosa». The Wall Street Journal

«Un meraviglioso promemoria che ci ricorda che la tecnologia più potente per viaggiare nel tempo è anche lo strumento più antico che abbiamo: la capacità di raccontare». The New York Times Book Review

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