«Ogni scoperta scientifica, prodotta dal lavoro quotidiano degli scienziati (che devono dialogare con le diverse sfere della società per garantire trasparenza su obiettivi e modi di avanzamento della conoscenza e modalità di controllo delle applicazioni) si configura come un’opportunità per le società e le generazioni future. Molti potranno trascorrere la loro esistenza senza accorgersi che questa esiste, ma avranno la possibilità di beneficiarne. Qualcuno la cercherà quando, per esempio, scoprirà che le malattie esistono anche per lui o che le tecnologie che potrebbero aiutarlo le hanno gli altri e/o, purtroppo, costano care e non ce la fa. Altri faranno di tutto per contrastarne gli sviluppi e ci sarà anche chi avrà timore dei mutamenti che le scoperte possono comportare e farà di tutto per introdurre, soprattutto se in posizioni di potere (politico o religioso), impedimenti e correzioni, in nome di etiche assolute e unilaterali. Molti manterranno le erronee credenze di una scienza buona e una scienza “manipolatrice del genere umano”, senza considerare che i Mengele di turno non sono certo scienziati ma pazzi riconosciuti e usati da sistemi politici ispirati da visioni totalitarie.
La scienza interviene per aprire campi inesplorati, per rendere visibile l’invisibile, per trasformare l’ignoto in conoscibile, e questo è parte della società e del suo sviluppo. Certo le controversie sono per molti aspetti ineliminabili, ma bisogna sempre cercare alleanze, come indica il sottotitolo del recente saggio Geni a nudo della sociologa Helga Nowotny (presidente dello European Research Council) e dello scienziato e bioeticista italiano Giuseppe Testa. É con le conoscenze scientifiche e tecnologiche (e con le società che fortunatamente le sostengono, anche con i loro politici) che si è arrivati sulla luna, a prima vista quanto di più inutile possa essere stato fatto.
Elena Cattaneo, Assunta Viteritti, Domenica – Il Sole 24 Ore (per continuare a leggere, scarica il PDF a lato).
«Un’opera intelligente alla ricerca di nuovi orizzonti per ripensare i rapporti tra scienza e società».
Umberto Veronesi«Un’acuta ed elegante analisi di come le scienze della vita stanno cambiando il modo in cui l’uomo vede se stesso».
Financial Times«Non avevo mai trovato prima d’ora una combinazione così perfetta di accuratezza scientifica e riflessione sociale».
Peter Gruss, presidente della Max Planck Society