«Gli enormi avanzamenti che le conoscenze scientifiche hanno prodotto fino ai nostri giorni hanno prodotto fino ai nostri giorni lasciano aperta una questione non di poco conto: l’uomo è un essere che agisce, che ha una responsabilità personale, che è chiamato a rispondere delle sue azioni nonostante viva in un universo che si suppone essere deterministico. Appare lecita dunque la domanda se l’uomo sia solamente un animale un po’ più furbo e un po’ più ingegnoso rispetto agli altri che si aggirano sul nostro pianeta oppure se c’è dell’altro, “qualcosa di più”.
Certamente ogni uomo possiede delle risorse cognitive e delle credenze che, da sole, oltrepassano sovrastandoli tutti gli automatismi biologici e le caratteristiche fisiche di cui egli nel tempo si è dotato. L’essere umano è il vertice dell’evoluzione eppure di fronte alla vastità dell’universo avverte come un senso di smarrimento e di piccolezza. Riemerge prepotente la domanda se non ci sia davvero qualcosa d’altro, se l’uomo non sia inserito in una struttura di significato più ampia. Michael Gazzaniga, nel suo libro Chi comanda? Scienza, mente e libero arbitrio (Codice Edizioni) accoglie seriamente questa domanda e, dalla sua prospettiva di psicologo e neuroscienziato, mostra come sebbene le conoscenze scientifiche da una parte e un certo pensiero filosofico dall’altra, sostengano che l’esistenza umana non ha altro significato se non quello che l’uomo stesso le attribuisce e che l’universo obbedisca alle ferree leggi del determinismo, le cose non stanno esattamente così».
Salvatore De Mauro, La Sicilia (per continuare a leggere, scarica il PDF a lato).
Secondo un trend oggi dominante nelle neuroscienze, gli esseri umani sarebbero “macchine biologiche”, prive di libero arbitrio perché soggette alle leggi fisiche che governano il mondo. Michael Gazzaniga propone però una tesi in controtendenza: pensieri, percezioni, ricordi ed esercizio della volontà, seppur emergenti da eventi fisici e biologici, non hanno origine in un cervello isolato, ma nelle interazioni di molti cervelli. Una “comunità delle menti”, quindi, dove nasce e risiede la nostra coscienza. Ponendosi all’incrocio tra scienze cognitive, psicologia, etica e giurisprudenza, Chi comanda? stabilisce una relazione fra mente, cervello e comportamento alternativa a chi, sminuendo il concetto di personalità, identifica l’uomo con la sola attività cerebrale. E rappresenta l’importante tentativo di dare un senso a ciò che siamo.