«Il fisico Richard Feynman amava dire che il tempo è ciò che accade quando non accade nient’altro. Sant’Agostino, che dal tempo era ossessionato, scrisse di sapere bene che cosa fosse il tempo, ma di non essere in grado di spiegarlo a nessuno. Nonostante gli sforzi compiuti da Einstein, Gödel, Hawking e altri scienziati, l’impasse regna tuttora: il tempo resta una variabile sfuggente. Molte discussioni che lo riguardano hanno la tendenza a complicarsi, soprattutto se nella combriccola è presente almeno un fisico e se salta fuori il tema dei viaggi nel tempo. Meccanica quantistica, paradossi temporali e campi gravitazionali sono soltanto alcuni dei concetti con i quali dovrete confrontarvi in un dibattito simile. James Gleick, divulgatore scientifico di primo livello, ha scritto un saggio in grado di soccorrere i non addetti ai lavori che di fronte allo schema di un wormhole o alla descrizione dell’interpretazione di Copenaghen restano senza argomenti. Viaggi nel tempo è, nonostante le necessarie pillole di fisica, un libro che parla di storie. Un compendio dei tentativi, noti e meno noti, di rispondere narrativamente a ciò che la scienza non è stata ancora in grado di spiegare».
Gli scrittori e il cinema ne hanno fatto un vero e proprio genere; i filosofi ci si sono spaccati la testa; la scienza li ha studiati. La possibilità che la direzione del tempo possa essere “aggiunto è diventata così una vera e propria icona della cultura popolare (e non solo) del Novecento. Tutto è iniziato nel 1895, con “La macchina del tempo” di H.G. Wells, e da allora, passando per Robert Heinlein e Philip K. Dick, ma anche Proust, Scott Fitzgerald, Kurt Gödel e Einstein, fino a “Dr Who”, “Terminator” e Woody Allen, i viaggi nel tempo non sono mai finiti. James Gleick ci accompagna in un’esplorazione che attraversa continuamente il sottile confine tra science fiction e fisica, e ci regala un affascinante affresco in cui si mescolano letteratura, cinema, filosofia e scienza.
«Un parco giochi pieno di attrazioni, che Gleick descrive con una passione contagiosa». The Wall Street Journal
«Un meraviglioso promemoria che ci ricorda che la tecnologia più potente per viaggiare nel tempo è anche lo strumento più antico che abbiamo: la capacità di raccontare». The New York Times Book Review