«Davide Coero Borga ha 31 anni, laurea in filosofia e storia delle idee, master in divulgazione scientifica alla Sissa di Trieste, e ammette che sì, “i 31 giochi scelti nel mio libro sono uno per ogni anno della mia vita, ma anche uno per ogni decennio del ‘900, e rispondono alla necessità di rappresentare tutte le discipline fisiche”.
E così, senza rinunciare a quelli che hanno fatto la storia dei giochi nei secoli -dal Piccolo Chimico negli anni ’60 alla Barbie, ai Transformers e a Dolce Forno- Coero Borga in La scienza dal giocattolaio (Codice Edizioni, euro 24,90, grafica e copertina memorabili) compila un libro che diventa una specie di antica bottega dei giocattoli dove stupore, meraviglia, sorpresa, sogno, incanto e curiosità-conoscenza viaggiano assieme per trasformare il mondo dei piccoli».
Questo un estratto dall’articolo di Adriano Favaro uscito stamattina sul Gazzettino. Per leggere il pezzo completo, potete scaricare il PDF qui a lato.
Il gioco che avrei voluto inventare io? I Lego. Si costruiva e ricostruiva qualcosa seguendo un progetto. Se ne afferravano i principi costruttivi. Si inventava con criterio. Quelle confezioni di mattoncini erano uno strumento potente: avevano spartiti fitti e rigorosi, ti insegnavano a eseguire un pezzo, per poi lasciarti improvvisare con quello che avevi a disposizione. Giocattoli jazz, per gli inventori di domani.
Davide Coero Borga