Una lunga recensione dedicata al libro Hope Jahren, Lab Girl. La mia vita tra i segreti delle piante, a cura de Il Giornale di Puglia, un’occasione per conoscere la straordinaria autobiografia di una scienziata e ricercatrice appassionata e appassionante.
Siete stai mai dove il sole non tramonta ma nemmeno sorge mai, dormi fino a quando non ti svegli, mangi finché non sei sazio e lavori finché non senti la stanchezza arrivare? Preparatevi allora a fare un viaggio affascinante con cui saprete anche che negli ultimi 10 anni abbiamo distrutto più di 50 miliardi di alberi, che ogni 10 anni ci sbarazziamo di oltre l’1% del patrimonio arboreo mondiale (un’area vasta quanto la Francia), un puzzle che mai più sarà ricomposto e che in 30 anni abbiamo tagliato più di 8 miliardi di alberi sani.
Ma anche che nel Midwest si “sentono crescere le piante”, e “riesci a percepire questa crescita sotto forma di un fruscio ininterrotto”, che un seme di ciliegia può restare inerte anche per 100 anni e serve un’alchimia di temperatura-umidità-luce e altri fattori perché cominci a lavorare e tenti l’avventura di crescere, che un milione di semi di un’orchidea pesano quanto una graffetta e un albero “ricorda la propria infanzia”.
Dopo aver letto questo libro lieve, fantastico, ironico, più utile più di mille saggi di antropologia per capire l’America (“terreni coltivabili in abbandono, specie in estinzione, progressiva deforestazione”) e gli americani (anche quelli che si presentano a casa tua “con la salopette sopra il torso nudo”), imparerete “l’impagabile gioia del rumore superfluo” e che scoperte e guai “sono facce della stessa medaglia”, ma anche “quella felicità semplice e profonda che scaturisce dal non essere soli”.
Che la vita e l’amore vanno rinnovati ogni giorno e assaporerete il pathos commuovente di un viaggio nella memoria dell’uomo e della natura, scoprendo che “l’amore e il sapere sono simili…”, farete infine un incontro inaspettato: le piante della resurrezione (sono 100!) e guarderete le foglie, piante, alberi intorno con rinnovata curiosità, e anche incredulità. Senza le foglie non vivremmo mezzora, è bene fermarsi a rifletterci sù. Grazie Hope per le cose che ci hai detto, e per quelle che ci dirai…