La scienza si impara da piccoli prendendo a calci un Super Tele

La Stampa

Continuano gli ottimi riscontri per La scienza dal giocattolaio di Davide Coero Borga, a cui sabato era dedicato un articolo di Davide Jaccod su La Stampa:

«Trottole magnetiche che girano sospese in aria, immagini moltiplicate da un gioco di specchi, lenti puntate verso l’infinitamente grande o l’infinitamente piccolo. Ma anche fionde tese fino a un istante prima della rottura, soldatini strategici e piste dove macchinine telecomandate traggono la propria forza dalle stesse canaline che le guidano.

C’è tutto un mondo di scienza nascosto tra le pieghe di semplici giocattoli che subiscono o esaltano la fisica, la chimica, la meccanica: un universo che pone domande, più che dare risposte, domande capaci di germogliare a lungo. Da questa matassa prendiamo per esempio il Super Tele, il leggerissimo pallone che ha alimentato le partite di generazioni di bambini (e non), il cui talento era fatto svanire da traiettorie incoerenti, impreviste, incontrollabili. A spiegare il perché di quest’anarchia calcistica è Davide Coero Borga, che nel suo La scienza dal giocattolaio (Codice Edizioni, pag. 224, euro 24,90) è andato a mettere il naso dentro ai giochi dei piccoli, per tirarne fuori i principi scientifici nascosti».

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