«Viaggi nel tempo è un’opera che sembra distanziarsi dall’idea di libro di Gleick che molti suoi lettori avevano assemblato con tanta fatica: un libro a cavallo tra fiction e scienza, che spesso somiglia a un’opera di critica letteraria. “Effettivamente è stata una deviazione”, ha spiegato l’autore al Tascabile. “O forse The Information era stata la deviazione. Sono sempre stato affascinato dall’idea di tempo: misteri e paradossi di questo campo fanno capolino nel mio primo libro, Caos, e la mia biografia di Richard Feynman, il quale propose una teoria secondo cui le particelle potevano viaggiare indietro nel tempo. Quindi il tempo mi è sempre rimasto in mente”. (…)
Le macchine del tempo hanno due direzioni, passato e futuro. Eppure Gleick finisce il suo lavoro concentrandosi sul presente, il nostro presente così espanso e potenziato da sembrare infinito. Grazie alla diffusione di massa di internet, scrive Gleick, “siamo viaggiatori nel nostro futuro, siamo i Signori del Tempo”. Ciò può assumere diversi significati: da un lato abbiamo a disposizioni tecnologie incredibili a rendere il nostro presente in parte futuristico; dall’altra “stiamo anche annettendo il passato” con archivi storici sempre più ampi e la storicizzazione di tutto. Ciò nonostante, abbiamo ancora bisogno di viaggiare nel tempo, e per innumerevoli motivi. Perché il tempo è misterioso e più mutevole di quanto sembra o per immaginare vite diverse e mondi lontani. O ancora, come scrive l’autore, “tutte le risposte si riducono a una sola: per sfuggire alla morte».
Gli scrittori e il cinema ne hanno fatto un vero e proprio genere; i filosofi ci si sono spaccati la testa; la scienza li ha studiati. La possibilità che la direzione del tempo possa essere “aggiunto è diventata così una vera e propria icona della cultura popolare (e non solo) del Novecento. Tutto è iniziato nel 1895, con “La macchina del tempo” di H.G. Wells, e da allora, passando per Robert Heinlein e Philip K. Dick, ma anche Proust, Scott Fitzgerald, Kurt Gödel e Einstein, fino a “Dr Who”, “Terminator” e Woody Allen, i viaggi nel tempo non sono mai finiti. James Gleick ci accompagna in un’esplorazione che attraversa continuamente il sottile confine tra science fiction e fisica, e ci regala un affascinante affresco in cui si mescolano letteratura, cinema, filosofia e scienza.
«Un parco giochi pieno di attrazioni, che Gleick descrive con una passione contagiosa». The Wall Street Journal