Ai microfoni di Rai Radio3 Scienza, Paolo Conte intervista Amedeo Balbi, autore de Il buio oltre le stelle e del fumetto Cosmicomic. Al centro della puntata il “Grande dibattito cosmologico” tra i due astronomi statunitensi, Harlow Shapley e Heber Curtis, avvenuto nell’aprile 1920. Il confronto riguardava la morfologia dell’universo e le sue dimensioni, e in particolare se il cosmo coincidesse con la Via lattea o fosse ancora più vasto.

«Gli astronomi dell’epoca avevano osservato, oltre alle stelle, questi oggetti celesti, chiamate nebulose per il loro aspetto diverso da una stella. La difficoltà nel determinare la distanza di questi oggetti si rifletteva anche sulla difficoltà di determinarne la natura» spiega Balbi. «Oggi sappiamo che queste “nebulose a spirale”, come venivano chiamate, sono in realtà delle galassie esterne alla nostra.» «In quel periodo si era cominciato anche a usare la spettroscopia, che è una delle tecniche più potenti a disposizione degli astronomi e permette di capire di che cosa sono fatti gli oggetti celesti.»

Gli avanzamenti tecnologici nel 1920 tuttavia non permettevano ancora di dare risposte certe agli interrogativi su cui dibatterono Shapley e Curtis. L’esito del loro dibattito è dunque incerto, perché entrambi i protagonisti avevano avuto intuizioni sia vere che erronee. Un contributo fondamentale sulle distanze nel cosmo venne da Henrietta Leavitt, che individuò una relazione costante tra il periodo e la luminosità di una classe di stelle, le cefeidi. La sua scoperta agevolò le misurazioni delle distanze nell’universo e «sancì la scoperta di galassie esterne alla nostra». Oggi i progressi più rilevanti nelle misurazioni del cosmo sono legati all’uso di nuovi indicatori di distanza, come l’esplosione di una supernova. Grazie a questo, nel 1998 si è scoperta l’accelerazione dell’espansione dell’universo. Ma tanti aspetti in questo campo restano ancora oggetto di controversie e interrogativi irrisolti.

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