Il network dei pari ci salverà

Nòva24 - Il Sole 24 Ore

«E se tutto, o quasi tutto, funzionasse come l’internet? Se la forza del network venisse applicata alla pubblica amministrazione e all’impresa, al governo e al processo democratico in generale? “Ho la convinzione che sarebbe un mondo migliore”, osserva Steven Johnson, 45 anni, imprenditore del web e prolifico scrittore sul futuro. Non a caso, la sua convinzione l’ha vergata nero su bianco nel suo ultimo libro, Un futuro perfetto, appena uscito in Italia per Codice Edizioni.

Secondo Johnson, i segnali del cambiamento già sono visibili. In America, Kickstarter (il sito per il crowdfunding) ha distribuito l’anno scorso 158 milioni di dollari a scrittori, registi e artisti, più del National Endowment for the Arts. In Brasile, nell’area di Porto Alegre, c’è il fenomeno del “budget partecipativo”, grazie al quale la gente comune si esprime sulle opere pubbliche più urgenti da realizzare. «Queste persone credono fermamente nel peer network», la “rete dei pari”.
La parola peer – così ardua da tradurre in italiano – ha scavalcato i confini del software peer-to-peer, trasferendo quel concetto di “pari”, o se volete di uguaglianza, a molte altre sfere della società. “C’è una terza via, oltre alle due categorie dei conservatori pro-mercato e dei democratici pro-Stato ben rappresentata dal sistema politico americano”, osserva Johnson, raggiunto al telefono nella sua abitazione di San Francisco. “È quella dei progressisti paritari”, o peer progressives.

Lo scrittore ammette che la sua è una definizione provvisoria (che, di nuovo, in italiano suona malissimo). Ma quel che è importante, è il concetto: c’è un crescente numero di persone che “crede nel potere decentralizzato”. Un potere esercitato dal basso, non più dall’alto. “I giovani fra i 15 e i 25 anni vedono il mondo in un modo nuovo: hanno visto molta meno tivù delle generazioni precedenti e, di conseguenza, hanno la sensazione, ma anche il bisogno, di essere protagonisti. Mi sbaglierò, ma credo che questa generazione sia politicamente più attiva e meno affetta da patologie sociali di quella precedente”. In altre parole, quando i 25enni di oggi saliranno al Congresso o alla Casa Bianca – quindi nel giro di 15 anni – il mondo sarà pronto per il movimento dei progressisti paritari, “che si trasformi in un partito politico o no”».

Marco Magrini, Nòva – Il Sole 24 Ore (per continuare a leggere, clicca QUI).

 

Steven Johnson - Un futuro perfettoUn futuro perfetto è il ritratto di una nuova visione del mondo, in totale rottura con le categorie tradizionali del pensiero liberale o conservatore. Steven Johnson propone un modello di sviluppo basato sulle ‘peer network’, le reti di pari capaci di trasformare ogni settore economico e politico in una realtà decentralizzata e partecipata, dai governi locali ai movimenti di protesta, dal giornalismo ai nuovi modelli di assistenza sanitaria. Johnson esplora questa idea di progresso narrando una serie di vicende affascinanti, tra cui la progettazione del sistema ferroviario francese, la battaglia contro la malnutrizione in Vietnam o i curiosi “eventi dello sciroppo d’acero” e del servizio 311 a New York. In un momento storico delicato, in cui il sistema politico appare irrimediabilmente intasato di vecchie idee, Un futuro perfetto dimostra che il progresso non solo è ancora possibile, ma può assumere nuove forme.