«Si diventa killer per una fragilità del cervello? La domanda è “politicamente scorretta”, perché richiama il contestato Cesare Lombroso (il museo che Torino gli ha dedicato è al centro di aspre critiche) e con lui l’idea che esista un profilo biologico del criminale. Eppure qualcuno legge così la sentenza del maggio 2011 (definita “storica”), del giudice del tribunale di Como Luisa Lo Gatto, che ha condannato Stefania Albertani a vent’anni di reclusione, anziché all’ergastolo, perché l’ha ritenuta parzialmente incapace di intendere e di volere sulla scorta della perizia psichiatrica, rafforzata da indagini sul suo cervello e dall’esame del suo patrimonio genetico».
Questo l’inizio dell’articolo, pubblicato sull’ultimo numero di Sette – Corriere della Sera, in cui Franca Porciani parla del nostro “Il delitto del cervello”, di Andrea Lavazza e Luca Sammicheli.
«In un senso siamo certamente uguali, tutti membri della specie Homo sapiens sapiens, e in un altro senso, noto e banale, siamo diversi l’uno dall’altro per gusti, percorsi di vita, scelte, valori. […] Ma forse oggi scopriamo che siamo irrimediabilmente diversi in dotazioni naturali, che la lotteria genetica ha un ruolo più importante di quello che pensavamo».
Andrea Lavazza, Luca Sammicheli