Il cervello che noi siamo

Il Secolo XIX

«(…) il connettoma è la totalità delle connessioni tra i neuroni di un sistema nervoso. Questo termine, come il suo omologo genoma, implica la completezza; il connettoma non è una sola connessione, e nemmeno molte connessioni: è tutte le connessioni. In linea di principio, potremmo riassumere anche il nostro cervello con un diagramma.
(…) Il nostro connettoma rivelerebbe qualcosa di interessante su di noi? La prima cosa sarebbe la nostra unicità. Certo, sappiamo benissimo anche noi di essere unici. Il fatto è che è sempre stato dannatamente complicato individuare in quale preciso luogo risiede la nostra unicità. Il vostro connettoma e il mio sono molto differenti. Non sono standardizzati come quelli dei vermi, e ciò fa il pari con l’idea che ogni essere umano è unico, come nessun verme può esserlo (senza offesa per i vermi, beninteso!). Le differenze ci affascinano. Quando ci chiediamo come funziona il cervello, la cosa che più ci interessa è perché quest’organo funziona in maniera tanto differente in ognuno di noi. Perché non potrei essere più estroverso, come molti miei amici? Perché mio figlio fa più fatica a leggere dei suoi compagni di classe? Perché mio cugino adolescente ogni tanto sente voci immaginarie? Perché mia madre sta perdendo la memoria? Perché mia moglie (oppure io) non possiamo essere più tolleranti e comprensivi?».

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Sebastian Seung - ConnettomaDa alcuni anni è in corso uno dei più innovativi progetti di ricerca dai tempi del sequenziamento del genoma: ricostruire l’intera rete delle connessioni tra le aree cerebrali, disegnare cioè una “mappa di navigazione” per orientarsi in quel territorio ancora in larga parte oscuro che è il nostro cervello. Questa mappa è stata chiamata “connettoma”. Un’impresa mastodontica, spiega Sebastian Seung, ma l’obiettivo vale lo sforzo. Le potenzialità infatti sono enormi: nell’attività neurale del  cervello sono immagazzinati e codificati i nostri ricordi, i pensieri e le esperienze vissute; in poche parole tutto ciò che fa di noi le persone che siamo. Tracciare quella mappa, quindi, e poterne studiare i percorsi e gli snodi, significherà avere accesso alle basi biologiche della nostra identità, e forse alla fine completare quel “libro della vita” che il progetto genoma umano ha iniziato.