Hope Jahren, la scienziata che ha scoperto i segreti delle piante – Valeria Vantaggi, Vanity Fair

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«Siamo sempre lì: la sua storia stupisce perché è una donna. Se fosse stato un uomo non sarebbe stato strano, non avrebbe colpito il fatto che passasse le sue giornate in laboratorio facendo esperimenti scientifici fino a notte fonda e che si perdesse in viaggi avventurosi. «In quanto scienziata donna, vengo ancora vista come qualcosa di insolito, ma dentro di me non sono mai stata nient’altro». Ma purtroppo c’è un preconcetto così fondato che pure Hope Jaren, americana, classe 1969, considerata tra le 100 donne più influenti del mondo per Time Magazine, di sé dice: “Non sono né alta né bassa, né bella né brutta. Non sono mai stata davvero bionda, ma neppure bruna, e ultimamente ho qualche filo grigio. Anche gli occhi, non sono né verdi né castani. Sono un po’ tutta color nocciola”, e poi: “Benché troppo impulsiva e aggressiva per considerarmi una vera donna, è anche vero che non riuscirò mai a scrollarmi di dosso questa infondata e fastidiosa convinzione di valere un po’ meno di un uomo”.

Ma lei meno di un uomo non vale di certo: è docente universitaria alle Hawaii dove insegna Geobiologia all’Università, ha fondato lei stessa un laboratorio diventato negli anni un riferimento mondiale, ha scritto libri, vinto premi. Insomma, ce ne fossero di uomini così!

Nel suo libro Lab Girl racconta di sé, della sua vita professionale e personale e della sua grande passione per le piante, “da cui dipende la nostra stessa vita”. Sa descrivere il suono delle foglie che crescono nel Midwest (“Puoi sentire crescere il mais dolce: è come un basso fruscio continuo…”) e conosce le strategie più tattiche del mondo vegetale, come quella del cactus che “è capace di sedersi, sotto un sole ardente del deserto, aspettando anni per la pioggia: rovescia le sue radici per impedire che il terreno arido succhi via tutta l’acqua”. Fa spesso parallelismi tra uomini e piante: anche loro sanno essere tenaci, anche loro sanno avere inventiva, anche loro hanno capacità di adattamento, “Le persone sono come le piante: crescono verso la luce”».

Su “Vanity Fair” Valeria Vantaggi esplora il memoir di Hope Jahren, Lab Girl. La mia vita tra i segreti delle piante per raccontare la passione della scienziata per il mondo vegetale, un mondo ricco di sorprese e di sfide professionali. Già un caso editoriale negli Stati Uniti, Lab Girl offre ora al pubblico italiano la preziosa e coinvolgente testimonianza di una studiosa e narratrice d’eccezione.

“Lab Girl” di Hope Jahren. Illustrazione di Alessandro Baronciani

Hope Jahren ha speso un’intera vita a studiare gli alberi, i fiori, i semi e la terra che li ospita. Lab Girl è la sua straordinaria autobiografia, ma anche una celebrazione della curiosità, dell’umiltà e della passione che guidano ogni scienziato, e dei risultati che si possono raggiungere quando vita e lavoro si intrecciano. La scienziata ci accompagna dalla sua infanzia in una piccola città del Minnesota, dove giocava nel laboratorio dell’università gestito da suo padre, fino ai tanti viaggi sul campo, dal Midwest alla Norvegia e all’Irlanda, dai cieli pallidi del Polo Nord alle Hawaii. Le storie raccolte in questo libro – intime, appassionanti e molto divertenti – animano ogni singola pagina e raccontano le intuizioni e il lavoro necessari per scoprire la vita segreta delle piante.

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