«In passato con la fantascienza si sognava un futuro eccitante: i razzi spaziali ci spingevano ai confini dell’universo e all’inizio del 900 uscivano articoli che provavano a immaginare le tecnologie del 2000. Oggi chi pensa mai al prossimo secolo? Nessuno. A Capodanno del 2000 eravamo tutti preoccupati per il “millennium bug”. Anche nei romanzi contemporanei ambientati nel futuro, come il bellissimo “The Peripheral” di William Gibson, l’atmosfera è tutt’altro che allegra. La fantascienza si sta un po’ rinchiudendo nelle distopie e nei presenti alternativi perché quello che ci aspetta non sembra più così eccitante».
Gli scrittori e il cinema ne hanno fatto un vero e proprio genere; i filosofi ci si sono spaccati la testa; la scienza li ha studiati. La possibilità che la direzione del tempo possa essere “aggiunto è diventata così una vera e propria icona della cultura popolare (e non solo) del Novecento. Tutto è iniziato nel 1895, con “La macchina del tempo” di H.G. Wells, e da allora, passando per Robert Heinlein e Philip K. Dick, ma anche Proust, Scott Fitzgerald, Kurt Gödel e Einstein, fino a “Dr Who”, “Terminator” e Woody Allen, i viaggi nel tempo non sono mai finiti. James Gleick ci accompagna in un’esplorazione che attraversa continuamente il sottile confine tra science fiction e fisica, e ci regala un affascinante affresco in cui si mescolano letteratura, cinema, filosofia e scienza.
«Un parco giochi pieno di attrazioni, che Gleick descrive con una passione contagiosa». The Wall Street Journal
«Un meraviglioso promemoria che ci ricorda che la tecnologia più potente per viaggiare nel tempo è anche lo strumento più antico che abbiamo: la capacità di raccontare». The New York Times Book Review