«Con l’avvento di Internet prima, e con la nascita dei social network poi, le parole di miliardi di persone di ogni nazionalità hanno incominciato a navigare in un mare potenzialmente illimitato: la rete. La grande rivoluzione di questa nuova e ultra-fluida via di comunicazione è stata quella di far incontrare le parole e, quindi i pensieri di un’enorme quantità di individui, lontanissimi per posizione geografica, politica e culturale.
Quando le parole sono libere di scorrere e ricombinarsi si creano nuove forme di valore, e la produttività generale del sistema risulta maggiore.
Questo meraviglioso mezzo di comunicazione ci ha permesso, così, di interagire in modo immediato, simultaneo, mimando e, per certi versi, migliorando la nostra esperienza dialogica quotidiana. Il fitto e continuo scambio di informazioni intorno a qualsiasi genere di argomento (politica, tecnologia, cultura, etc.) ha portato progressivamente alla creazione di gruppi di pari, sempre più capaci di creare movimento e azione per risolvere i problemi della realtà “dal basso”. Sono nate realtà legate al crowdfunding, come Kickstarter, e progetti open source come Wikipedia. Anche il Bookcrossing è nato da una rete di lettori e ha generato piccoli circoli letterari online. In pochi anni, così, abbiamo assistito alla nascita di una vera e propria società digitale con le sue regole e le sue interessanti dinamiche.
Sempre più spesso preferiamo percorrere una nuova strada, quella indicata dal potere delle reti. E non necessariamente le reti digitali, ma quelle intese nel senso più ampio del termine, reti di scambio e collaborazione tra esseri umani.
Steven Berlin Johnson, guru statunitense delle teorie più avanzate sui new media, nel saggio Un futuro perfetto, descrive accuratamente le peer-network, ovvero le reti di pari. L’autore presenta i numerosi benefici che queste interconnessioni di individui auto-organizzati apportano alla collettività, dimostrando quanto le “periferie” siano ormai sempre più determinanti nelle questioni politico-sociali e utili allo Stato, inteso come centro di potere, in forte crisi di identità. Basti pensare al nostrano Movimento Cinque Stelle, fantastico esempio di come una rete di cittadini si possa organizzare intorno a temi urgenti, creando un movimento di pari (o quasi!).
Le reti di pari, infatti, nascono intorno a valori o intenti comuni, raggruppano molti partecipanti e sono decentralizzate, poichè in esse nessun singolo detiene il potere. Ogni rete è diversa e mantiene una specificità intrinseca, derivante dalle differenti prospettive apportate da ciascun membro del gruppo».
Manuela Raganati, Finzioni Magazine (per continuare a leggere, clicca QUI).
Un futuro perfetto è il ritratto di una nuova visione del mondo, in totale rottura con le categorie tradizionali del pensiero liberale o conservatore. Steven Johnson propone un modello di sviluppo basato sulle ‘peer network’, le reti di pari capaci di trasformare ogni settore economico e politico in una realtà decentralizzata e partecipata, dai governi locali ai movimenti di protesta, dal giornalismo ai nuovi modelli di assistenza sanitaria. Johnson esplora questa idea di progresso narrando una serie di vicende affascinanti, tra cui la progettazione del sistema ferroviario francese, la battaglia contro la malnutrizione in Vietnam o i curiosi “eventi dello sciroppo d’acero” e del servizio 311 a New York. In un momento storico delicato, in cui il sistema politico appare irrimediabilmente intasato di vecchie idee, Un futuro perfetto dimostra che il progresso non solo è ancora possibile, ma può assumere nuove forme.