«Quando venne chiesto a Denis Diderot quale sarebbe stato l’esito della Rivoluzione, dopo aver a lungo meditato, l’illuminista francese rispose “On l’ignore”, non sappiamo. Più che logico accettare dunque che non sia ancora chiaro il punto di arrivo del vasto movimento di indignazione avviato nel mondo in questi ultimi anni. David Graeber, il non-portavoce degli occupy newyorkesi, ha così definito la sfida: “Stiamo cercando di creare cultura. Stiamo parlando di reimmaginare tutto quanto, non di piccoli cambiamenti”. É un fatto però che, nonostante la protesta si sia massicciamente espressa nel mondo, non vi sia costituzionalizzazione della rivolta, nulla che riporti alla Parigi del 1789».
Francesca Bolino, La Repubblica (per continuare a leggere, scarica il PDF a lato).
Stiamo assistendo, in questi anni, a una progressiva accelerazione delle insorgenze sociali: dalle piazze maghrebine agli indignados fino a Occupy Wall Street, l’opposizione al vigente ordine economico e politico si è diffusa a macchia d’olio. Eppure le logiche che hanno regolato il mondo negli ultimi trent’anni non sono state neanche scalfite, e l’antagonismo è rimasto confinato nella dimensione sterile della pura testimonianza, politicamente inerte. Perché?