«James Gleick è uno degli scrittori di scienza più letti degli ultimi trent’anni. Il suo primo libro, Caos, del 1987, rese popolare il termine “effetto farfalla”, ispirò il dramma teatrale Arcadia di Tom Stoppard e finì per plasmare alcune delle parti scientifiche di un blockbuster globale come Jurassic Park. Da allora Gleick è stato per tre volte finalista al premio Pulitzer, ha continuato a raccontare la ricerca scientifica e i suoi intrecci con la società, ha sviluppato il proprio stile nella zona grigia, di confine, tra divulgazione, studio culturale e racconto letterario. Ha scritto una biografia di Isaac Newton, una di Richard Feynman e almeno un altro saggio di grande successo, L’informazione.
Il suo ultimo lavoro, Viaggi nel tempo, è stato da poco pubblicato anche in Italia da Codice edizioni, con la traduzione di Laura Servidei. È un libro che riflette sul nostro rapporto con il tempo, la nostra comprensione del passato e del futuro. Lo fa a partire da un’analisi storica del romanzo La macchina del tempo di H. G. Wells e proseguendo con riflessioni scientifiche e filosofiche alternate ad aneddoti, racconti e citazioni, Proust, Woody Allen, David Foster Wallace, Doctor Who e tanta fantascienza».
In occasione del National Geographic Festival delle Scienze, Matteo De Giuli ha intervistato James Gleick. Continua a leggere l’intervista sul sito di “National Geographic Italia”
Gli scrittori e il cinema ne hanno fatto un vero e proprio genere; i filosofi ci si sono spaccati la testa; la scienza li ha studiati. La possibilità che la direzione del tempo possa essere “aggiunto è diventata così una vera e propria icona della cultura popolare (e non solo) del Novecento. Tutto è iniziato nel 1895, con “La macchina del tempo” di H.G. Wells, e da allora, passando per Robert Heinlein e Philip K. Dick, ma anche Proust, Scott Fitzgerald, Kurt Gödel e Einstein, fino a “Dr Who”, “Terminator” e Woody Allen, i viaggi nel tempo non sono mai finiti. James Gleick ci accompagna in un’esplorazione che attraversa continuamente il sottile confine tra science fiction e fisica, e ci regala un affascinante affresco in cui si mescolano letteratura, cinema, filosofia e scienza.
«Un parco giochi pieno di attrazioni, che Gleick descrive con una passione contagiosa». The Wall Street Journal
«Un meraviglioso promemoria che ci ricorda che la tecnologia più potente per viaggiare nel tempo è anche lo strumento più antico che abbiamo: la capacità di raccontare». The New York Times Book Review