La neuroscienza cognitiva è ormai entrata nelle aule dei tribunali. La tesi secondo cui gli atti criminali dipenderebbero da una qualche anomalia cerebrale, in grado di giustificare la responsabilità individuale, è sempre più usata dagli avvocati per difendere i propri assistiti.
Ne parlano Andrea Lavazza e Luca Sammicheli nel loro ultimo libro, Il delitto del cervello e in un’intervista a Grazia, Michael Gazzaniga, autore de La mente etica e massimo esperto di neuroscienze e direttore del Sage Center for Study of the Mind della University of California.
Questo è infatti anche il tema del suo ultimo libro Who’s in Charge? Free Will and the Science of the Brain (Chi comanda? Libero arbitrio e scienza del cervello), che pubblicheremo prossimamente.
Riportiamo un estratto dell’intervista a Michael Gazzaniga.
Se il comportamento criminale è il risultato di funzioni “anomale” del cervello, allora dovremmo essere più comprensivi nei confronti dei criminali?
La mia tesi è che i colpevoli devono sempre rispondere delle loro azioni. La responsabilità – o la sua mancanza – non è localizzata nella nostra testa e non può essere “fotografata” con nessuna apparecchiatura.
E allora cos’è?
La responsabilità è uni’interazione fra persone, una sorta di contratto sociale. Il problema “scientifico” su cui non siamo tutti d’accordo è che cosa fare con i criminali condannati: punirli, curarli oppure isolarli dal resto della società.
Leggi l’intervista completa.