Gli autori Codice al Salone del libro di Torino
Vi aspettiamo al Salone del libro di Torino (18-22 maggio) allo stand V74 e agli incontri con i nostri autori Andrea Fantini e Giacomo Destro.
«La fine di un mito? Sembra proprio che stia succedendo ai buchi neri, gli oggetti più strani del cielo, e che per di più il mito venga infranto da uno dei creatori della moderna teoria fisica dei buchi neri stessi. Stephen Hawking, il settantenne fisico inglese gravemente malato di Sla, ma ancora lucidissimo, rivede la sua teoria. E rende pubblico un lavoro nel quale sostiene che sia informazione sia energia possano non solo entrare, ma anche uscire da un buco nero. Esattamente il contrario di quanto sostenuto finora da Hawking e da tutti gli astrofisici del mondo».
Giovanni Bignami, La Stampa
Il nostro Amedeo Balbi, astrofisico e docente all’Università di Roma Tor Vergata, ha scritto sul Post un articolo in proposito:
«Stephen Hawking e i buchi neri sono una delle coppie di fatto della scienza moderna e della cultura popolare, un po’ come Marie Curie e il radio, Tesla e le saette, e Doc Brown e il flusso canalizzatore. Ha suscitato quindi una comprensibile eccitazione la notizia che Hawking avrebbe detto, di recente, che i buchi neri non esistono. Lo ha detto veramente? Sì, ma la cosa è un po’ più complicata.
Per chiarire la faccenda dobbiamo fare un passo indietro — o meglio, avanti, in direzione dell’orizzonte di un buco nero, ovvero il confine da cui, una volta entrati, non si può più uscire. Cosa succederebbe allo sfortunato che si trovasse a precipitare verso un buco nero (che, ricordiamolo, secondo la teoria della relatività generale di Einstein è un oggetto che si produrrebbe quando la materia viene compressa al di sopra di una certa densità) nell’istante in cui egli varcasse la soglia dell’orizzonte? Assolutamente niente. Il tapino non si renderebbe conto di aver varcato una soglia, anche se da quel punto in poi non potrebbe più invertire la rotta e tornare sui propri passi (in più, da lì continuerebbe inesorabilmente a precipitare verso un pozzo gravitazionale senza fondo, venendo stirato come uno spaghetto e morendo di morte orribile).
Tutto questo, fintanto che si tiene conto solo della gravità. Ma le cose cambiano quando si considerano anche gli effetti della meccanica quantistica. Fu proprio Hawking, una quarantina di anni fa, a rendersi conto che sulla superficie dell’orizzonte possono succedere cose strane, a livello microscopico. La natura ammette la possibilità di creare dal nulla coppie di particelle e anti-particelle — un trucco magico che si può fare a costo zero, per così dire. In effetti, la cosa avviene in continuazione, innumerevoli volte, in qualunque regione di spazio vuoto: quindi, anche in prossimità dell’orizzonte di un buco nero. Hawking ragionò che, da quelle parti, una volta emerse dal nulla, le due componenti di una coppia particella-antiparticella avrebbero potuto seguire destini opposti: una cadere nell’orizzonte, andando persa per sempre, l’altra scappare verso l’esterno. Il risultato netto del processo, secondo Hawking, sarebbe stato che dall’orizzonte sarebbe apparsa fuoriuscire radiazione, un risultato contrario all’idea che nulla potesse emergere da un buco nero. Anzi, in realtà, col tempo il buco nero avrebbe finito per “evaporare”: l’orizzonte si sarebbe rimpicciolito sempre di più, fino a sparire nel nulla».
Amedeo Balbi, il Post (per continuare a leggere, clicca QUI).
Amedeo Balbi ha pubblicato con noi Il buio oltre le stelle. L’esplorazione dei lati oscuri dell’universo (acquista il libro subito su IBS o Amazon) e Cosmicomic. Gli uomini che scoprirono il Big Bang (acquista il libro subito su IBS o Amazon).