Non era mai successo che condividessimo sul sito -nella sezione rassegne, poi- la recensione di un lettore. Ce ne arrivano molte, e le leggiamo tutte, e le consideriamo chiaramente molto preziose, ma appunto non ne avevamo mai pubblicata una sul sito. Oggi facciamo un’eccezione per questa recensione molto bella di Pietro Brunetti (su Twitter @gunzapper), che mette insieme Rumore bianco di Don DeLillo e il nostro Un ottimista razionale di Matt Ridley.
Lui lo spiega così:«Avevo già detto che mi protegge il dio delle letture combinate fortuite? Cioè che leggo in fila libri che si rivelano intimamente connessi?»
Qui di seguito, la sua recensione. Buona lettura!
«Post-moderno [post-mo-dèr-no] agg., s.
1. – Termine vago coniato dalla critica per raggruppare in maniera piuttosto arbitraria e dubbia opere d’arte che altrimenti non avrebbero una classificazione comune certa – Es.: “Il senso di postmoderno della recente letteratura pulp l’avvicina al porno soft giapponese“.
2. – Termine in voga nei salotti e nelle serate di gala, fa sempre molta impressione utilizzato in contesti del tutto inappropriati e fuorvianti Es.: ”Vedi, l’aperitivo di Giulia ha quel non so che di postmoderno“
3. – Ciò che supera l’idea di modernità e progresso tipica del pensiero positivista o naturalista, nel quale c’è sempre un costante progresso col tempo e il futuro sarà sempre migliore del passato, ma anche il superamento dell’opposto pensiero, quello catastrofista e pessimista – il termine può essere applicato a tutte le arti e le discipline umane, Esempi: “letteratura post moderna“, “musica post-moderna“, “architettura post-moderna“.
Ho appena finito di leggere Rumore Bianco di Don DeLillo, un romanzo che definire allucinato è poco. Spettacolare per molti paragrafi, come per esempio il capitolo sullo scontro accademico che confrontava la cure parentali di Adolf Hilter e quelle Elvis Prestley. Poi è l’opera che mi ha dato più brividi descrivendo una corsa su un triciclo. Sì, avete capito bene, mi ha fatto dimenticare Shining. DeLillo è un maestro “a spostare le merci negli scaffali dei grandi supermercati”, cioè ha una dote tutta sua di scombinarti con imprevedibili che senti, nonostante tutto, come possibili. Scopro su Wikipedia che è un tipico romanzo post-moderno e, sempre su Wikipedia, che avevo letto un sacco di letteratura post-moderna senza che me ne rendessi conto. Post-moderni sono Italo Calvino, Philip K. Dick e Roberto Bolaño, solo per citarne alcuni, ma davvero la lista è infinita e ambigua, coinvolge tanto Borges quanto Philip Roth, passando per David Foster Wallace. Il bello è, che a parte lo scherzo di sopra (lemma 2) questa classificazione ha una ragione di esistere (lemma 3).
Avevo già detto che mi protegge il dio delle letture combinate fortuite? Cioè che leggo in fila libri che si rivelano intimamente connessi? Avevo anche appena finito di leggere un saggio di Matt Ridley – Un ottimista razionale – Codice Edizioni. Per me, che sono di sinistra, ecologista convinto, è un duro pugno nello stomaco. Il problema è che si finisce il libro con poco da poter confutare all’autore.
La tesi di Ridley è che noi esseri umani siamo dotati di un’intelligenza collettiva e che l’evoluzione culturale riproduce i propri caratteri adatti alla sopravvivenza tramite lo scambio. Questo pensiero deve moltissimo a Charles Darwin, Adam Smith e Richard Dawkins ed è essa stessa figlia di un incrocio di idee. Lo scambio è l’evento atomico economico – il legame che rende il lavoro dell’uno connesso con quello dell’altro, potete chiamarlo commercio, prestito, baratto, resta alla base quello che è ”io ti do una cosa e tu me ne dai un’altra“. Siamo l’unica specie che lo fa, non solo, tendiamo a specializzarci e a diventare bravi nel fare solo una cosa per permetterci di ricevere le altre in cambio, scopro che questo segue un equilibrio, cioè minimizza dei costi, detto equilibrio di David Riccardo.
Siamo anche l’unica specie che rinnova continuamente le proprie idee, costruiamo utensili, utensili per costruire utensili e incroci di utensili per risolvere nuovi problemi. Qualsiasi oggetto che vi circonda è un basato su un’idea, che deriva da un albero profondissimo di idee antenate. Gli stessi pixel che state fissando sullo schermo sono nella loro fattura un riassunto del progresso umano.
Affascinante, vero?
Il successivo passaggio del libro di Ridley è “ma allora perché temiamo a causa del nostro progresso una prossima apocalisse?” Ridley snocciola dati e buon senso, ad esempio ignoriamo che l’impronta ecologica delle energie rinnovabili è maggiore di quella dei combustibili fossili, cioè che una pala eolica o un pannello solare occupa più spazio vitale di una trivella, a parità di energia ricavata. L’autore inoltre si batte contro la nostalgia insensata di alcune persone che vorrebbero vivere di autosufficienza, coltivando un campo e allevando una mucca nel cortile. Il concetto è riproposto nella forma trendy e cool come decrescita-felice. Inutile dire che per Ridley questa locuzione è un abbietto ossimoro, privo di fondamento. Quanta terra consumerebbe l’umanità se tutti adottassimo questo atteggiamento “radical-chic“? Invece una agricoltura ottimizzata sta facendo con il tempo dimenticare quella sensazione di vuoto che i nostri antenati chiamavano fame. Per non parlare dell’allungamento della vita, della condivisione dei saperi, dell’alfabetismo cresciuto (e crescente), dell’indipendenza delle donne, della abolizione della schiavitù. Immagino un Humphrey Bogart sussurrare al telefono “È il progresso bellezza“. Il progresso che senza il commercio non sarebbe avvenuto, la libertà che non si sarebbe conquistata senza il petrolio, senza l’energia elettrica. Insomma, non stiamo affatto male e le possibilità di stare peggio e di produrre un collasso globale sono davvero scarse, a pensarci bene.
Comunque io credo che sia esagerato affermare che in ogni sede di Greenpeace debba esserci in bella mostra un ritratto di Rockefeller (il riformatore dell’industria petrolifera) per aver salvato le balene. Certo, prima che il petrolio fosse comune, nella vita di noi tutti l’olio per le lampade lo macellavano nelle baleniere, ma oggi la caccia alle balene è scomparsa? Se non sbaglio Norvegia e Giappone arpionano ancora cetacei rarissimi solo per soddisfare i loro gourmet. Se la società civile non fosse solo uno stupido guinzaglio, ma un contrappeso? Quante guerre abbiamo intrapreso per le risorse petrolifere? E i diritti umani e ambientali calpestati? Il petrolio è stato il vero motore per l’abrogazione della schiavitù? Sarà vero che produce quasi tutti i nostri moderni Watt e cavalli motore, ma senza la consapevolezza dei diritti restiamo schiavi, come succede in Mauritania o in altri paesi del globo. Il progresso è stata la vera molla dell’equità? Vero, ognuno di noi, nei paesi industrializzati, se la passa meglio del Re Sole, ma cosa succede in posti come l’Arabia Saudita? Hanno grandi giacimenti, ma le ricchezze affluiscono nelle mani di pochi. Perché? Perché in questi paesi non si è diffuso un pensiero rivoluzionario, che parte dell’Illuminismo. Lo stesso Smith, un illuminista, è stato un pensatore rivoluzionario, stufo delle gabelle e dei feudi (oggi useremmo la parola monopoli o grandi multinazionali). Le masse, chiamateli popoli, lavoratori o facinorosi, hanno potere contrattuale. Senza il progresso non ci sarebbe stato il contesto ”energetico” per l’emancipazione, ma credo che anche la consapevolezza e la volontà siano necessarie.
Vero che nei paesi industrializzati molti sono gli allarmisti immotivati e che tanti sono i nostalgici che non conoscono quale sia stata la diffusione della TBC. Per avere un idea, quante eroine in letteratura dell’ottocento sono morte di consunzione? Quanti personaggi storici famosi di tisi?
Della febbre puerperale ne vogliamo parlare? Era un infezione che colpiva le donne dopo la gravidanza, dovuta alla scarsa igiene delle nutrici e del personale medico – ignoravano l’importanza di lavarsi le mani prima di aiutare nel parto, speso preceduta dalla dissezione di cadaveri. Vogliamo davvero parlare delle operazioni chirurgiche senza anestesia?
Il prezzo di tornare nel passato è il disagio che si viveva nel passato, le pulci, le cimici nei letti, le feci per strada, il lavoro minorile, la criminalità. La decrescita è una cavolata, la strada è solo a senso unico ed è la crescita, cioè il progresso».
Pietro Brunetti, gunzapper.wordpress.com (per continuare a leggere, clicca QUI).
Nel bel mezzo della peggior crisi economica di sempre, Matt Ridley ci spiazza con un libro che non solo prevede, ma addirittura assicura un futuro di ricchezza e prosperità. Da diecimila anni a oggi, e in particolar modo negli ultimi due secoli, il benessere dell’uomo è aumentato a ritmo crescente. Reddito pro-capite, aspettativa media di vita, disponibilità di beni e risorse; in un mondo certo non perfetto ma migliore di quanto pensiamo, il trend a livello globale è innegabilmente positivo, ed è la prova che la Storia spinge sempre in una direzione. Proprio per questo, spiega l’ottimista razionale Ridley, non esistono ricette per un futuro migliore. L’invito che ci viene rivolto è di continuare a fare ciò che l’umanità ha sempre fatto per arrivare dov’è: scambiare idee, creare, innovare, migliorare.
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