Quello scacco matto alla genetica

«Al biologo Richard Dawkins bastano 140 caratteri per finire sui giornali. Colpa di un tweet di inizio agosto, in cui l’autore di Il gene egoista riportava una statistica apparentemente neutra: il Trinity College di Cambridge ha ricevuto più premi Nobel di tutti i musulmani messi insieme. Su Dawkins sono piovute accuse di razzismo dai social network, dalla stampa di sinistra, come il New Statesman, e persino dal più conservatore Daily Telegraph. Tanta indignazione non si spiega solo con un tweet. Dawkins è anche un apprezzato divulgatore delle scienze della vita e un fervido ateo militante, in quanto tale molto amato anche dal pubblico di sinistra. Ma è anche un alfiere della teoria del gene egoista, secondo cui il Dna influenza in maniera determinante il comportamento individuale. Perciò, quando Dawkins sottolinea una differenza culturale tra gruppi sociali diversi (che si potrebbe spiegare semplicemente con le differenze di reddito, nel caso del Trinity College e dell’Islam) per molti sta riesumando la teoria delle razze, in un modo più subdolo e dunque più pericoloso. C’è chi, come Gilda Stanzani su Facebook, ha rimpianto l’assenza di un controcanto altrettando autorevole, quello del paleontologo Stephen Jay Gould che, prima di morire prematuramente nel 2002, aveva duellato in mille occasioni con Dawkins per difendere l’idea che non tutto sia scritto nel nostro Dna. Gould non potè iscriversi a Facebook né twittare. Per rimediare, la casa editrice torinese Codice ha appena (ri)pubblicato Un riccio nella tempesta. Saggi su libri e idee, un’antologia delle recensioni che Gould scrisse per la New York Review of Books negli anni Ottanta. Sono diciotto articoli per lo più diretti a smontare le interpretazioni socialmente pericolose della biologia dell’evoluzione e della genetica. E, critica dopo critica, il libro rappresenta un’esposizione divulgativa e sintetica di tutti i temi che Gould affrontò non solo nell’attività di ricerca, ma anche nella sua copiosa produzione diretta al grande pubblico».

Andrea Capocci, Il manifesto (per continuare a leggere, scarica il PDF a lato).

 

Stephen Jay Gould - Un riccio nella tempestaUna delle cifre distintive di Stephen Jay Gould era la capacità di dar forma al proprio pensiero attraverso saggi brevi ed editoriali pubblicati a centinaia su riviste e periodici come Natural History, Time e New York Times. Piccoli capolavori della divulgazione scientifica che prendevano spunto da un’occasione particolare -un libro, un fatto politico o anche solo una partita di baseball, di cui Gould era appassionato ed esperto -per alimentare riflessioni più profonde e “portare al lettore il diretto destro delle mie ragioni”. É il caso di Un riccio nella tempesta, un’antologia che raccoglie diciotto testi pubblicati sulla New York Review of Books, recensioni ai libri che si allargano alla trattazione di idee centrali della teoria dell’evoluzione e della sua storia. Un libro fuori catalogo da molti anni di uno dei maggiori divulgatori scientifici del Novecento.